L’Itu vuole metà della popolazione mondiale online entro il
2015. E’ l’obiettivo auspicato nel World telecommunication/Ict
development report 2010 presentato in occasione della World
telecommunication development conference ad Hyderabad, India. Lo
studio traccia un’analisi su medio termine dei progressi compiuti
verso la creazione della società dell’informazione su scala
mondiale entro il 2015, obiettivo su cui si sono accordati i
governi che hanno preso parte al World summit on the information
society (Wsis) di Ginevra del 2003 e di Tunisi del 2005.
Sami Al Basheer Al Morshid, direttore del Telecommunication
development bureau dell’Itu, si è detto soddisfatto per i
risultati finora conseguiti: dal 2003 il numero di utenti Internet
è più che raddoppiato e oltre il 25% della popolazione mondiale
è oggi online. Ma non è abbastanza: sono cifre che lasciano ampio
spazio di crescita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
"E’ ormai universalmente riconosciuta l’importanza di
portare le persone su Internet, ma occorrono maggiori sforzi per
realizzare questo obiettivo”, secondo Al Basheer Al Morshid.
"Mentre il 75% delle famiglie possiede una tv, solo il 25%
accede alla rete. Nei Paesi in via di sviluppo, la penetrazione di
Internet nelle case è di appena il 12%”.
Laddove l’accesso al web da casa è basso, secondo l’Itu è
particolarmente importante che i Paesi investano nell’accesso
pubblico: in biblioteche (come in Messico), musei, Internet point,
uffici postali (come in Bhutan). Resta limitata la disponibilità
di tecnologie Ict nelle strutture sanitarie dei Paesi in via di
sviluppo e molto deve essere ancora fatto per “connettere tutti
gli enti della sanità al web”, possibilmente tramite la banda
larga, secondo l’Itu. L’m-health, che sfrutta le piattaforme
mobili, è un’altra area con forte potenziale di crescita: oltre
il 75% delle nazioni ha già avviato progetti nel settore, come gli
sms che supportano la lotta all’Aids in Sud Africa.
Migliori i progressi compiuti dal 2003 nell’area
dell’e-government: risulta parzialmente raggiunto l’obiettivo
di connettere i vari uffici pubblici centrali e locali, ma adesso
occorre fare un passo avanti e offrire servizi e applicazioni di
e-gov più sofisticati e interattivi: deve essere possibile,
afferma l’Itu, rinnovare la patente, consegnare la dichiarazione
dei redditi o pagare usando la carta di credito su Internet.
Quanto alla penetrazione del web nel settore education, non tutte
le scuole sono online, anche se alcuni Paesi hanno compiuto grandi
progressi (come la Giordania, dove l’80% delle scuole è connesso
alla rete e il 73% ha la banda larga). Il vero nodo, tuttavia,
secondo l’Itu, è il fatto che mancano contenuti locali, in
lingue locali. Il web, insomma, è dominato dall’inglese, ma solo
il 15% della popolazione mondiale è in grado di comprendere questa
lingua.
Il report sottolinea d'altro lato il ruolo fondamentale giocato
dalle tecnologie mobili nel contribuire a collegare gli utenti al
web: “Oggi quasi il 90% della popolazione mondiale è coperta da
rete mobile cellulare”, nota il segretario generale dell’Itu,
Hamadoun Touré, “e anche chi abita in aree rurali e remote ha
gli strumenti per accedere all'information society
globale". In India e Cina, per esempio, la tecnologia mobile
ha fornito i servizi telefonici di base a più del 90% dei villaggi
agricoli. In molti Paesi in via di sviluppo, le linee telefoniche
fisse restano spesso limitate alle aree urbane, ma più della metà
delle case rurali ha un cellulare.
Al fine di raggiungere il target dell’accesso alla banda larga
per metà della popolazione mondiale entro il 2015, l’Itu
suggerisce una serie di azioni concrete: i governi possono
assegnare licenze ad operatori mobili su banda larga, assicurarsi
che l’infrastruttura broadband sia accessibile a tutti i
cittadini e promuovere l’accesso a Internet nelle scuole, mentre
lo sviluppo di contenuti e applicazioni online nelle lingue locali
può essere promosso tramite la digitalizzazione dei libri e dei
documenti, creando una nuova e-cultura.