Sostegno finanziario e costruzione di ampie sinergie. E’ su questi due tasti che Bruxelles batte in maniera forsennata da un quinquennio per dare slancio alle “citta intelligenti”. Un concetto gettonatissimo ma il cui dispiegamento concreto nel Vecchio Continente, dicono in Commissione Ue, richiede ancora molto lavoro. “Ci sono poche città che si avvicinano alla nostra visione di Smart Cities”, fanno sapere dalla DG Connect dell’Esecutivo europeo. Il futuro, insomma, bisogna ancora guadagnarselo. Anche se una recente ricerca di Cisco colloca ben tre città europee (Nizza, Barcellona e Amburgo) tra i sei pionieri globali della trasformazione tecnologica dei centri urbani.
Dal 2013, in ogni caso, l’azione comunitaria ha subito una netta accelerazione principalmente grazie al lancio della “European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities”. L’iniziativa della Commissione riunisce città, mondo della ricerca, industria per confrontarsi sugli aspetti tecnologici, finanziarie e organizzative della Smart Cities che verranno. La cooperazione è per forza di cose essenziale. E’ un dato di fatto, infatti, che molte delle soluzioni tecnologiche contemplate nell’alveo delle città intelligenti non sono disponibili ancora sul mercato.
Di qui l’importanza per la Commissione di mettere in diretto contatto universo accademico e aziende con le amministrazioni locali, anche a fronte delle oggettive difficoltà di bilancio di queste ultime. In tal senso, è la filosofia ribadita anche nell’Agenda Digitale per l’Europa, “per alleviare l’onere finanziario sulle città, l’industria deve sviluppare soluzioni che, pur tenendo conto dell’unicità delle città, facciano leva sulle economie di scala”. Per sormontare gli ostacoli in termini di investimenti, competenze e organizzazione, occorre insomma fare squadra da un lato, e ampliare gli orizzonti dell’altro.
Solo in questa maniera si potrà vincere la sfida delle città intelligenti, che significa allo stesso tempo “un miglioramento significativo della qualità della vita dei cittadini, una maggiore competitività per l’industria europea e le PMI innovative e un forte contributo alla sostenibilità”, come si legge nel piano strategico elaborato dalla stessa European Innovation Partnership. Il documento mette in fila un ampio ventaglio di azioni per creare le condizioni ideali allo sviluppo delle Smart Cities. Sviluppo che la Commissione ritiene imprescindibile ai fini del raggiungimento dei nuovi target europei, sempre più ambiziosi, sull’abbattimento delle emissioni (–40% di CO2, energie rinnovabili al 27% e consume energetici giù del 27% entro il 2030), tenuto conto che le città consumano il 70% dell’energia usata complessivamente nella Ue.
Tornando alla European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities la missione centrale è anche quella di far incontrare la ricerca nei settori dell’energia, dei trasporti e dell’ICT per realizzare un numero limitato di iniziative “dimostrative” che saranno implementate in collaborazione con le città. “La creazione di partenariati paritetici tra città e società basati su sinergie tra tecnologie di informazione e comunicazione, energia e mobilità consentirà la realizzazione di progetti che avranno un impatto effettivo sulla nostra vita quotidiana”, spinge Günther Oettinger, già commissario europeo all’Energia e oggi titolare del portafoglio al digitale nel collegio Juncker. Parte della copertura finanziaria per questi progetti arriva dal budget comunitario su R&S via il programma Horizon 2020. Si tratta di più o meno 200 milioni di euro nel biennio 2014-2015, cifra destinata a salire nei prossimi anni.
Va detto però che al di là dei problemi finanziari o di coordinamento, vi sono anche altre criticità specialmente sul versante ICT, ad esempio in termini di interoperabilità delle soluzioni tecnologiche messe in campo, o ancora sotto il profilo della privacy e della cybersicurezza, solo per citare i primi. E poi c’è un salto tecnologico da compiere che implica il sostegno politico dell’Europa. Le città intelligenti “gireranno” su tecnologie come Internet of Things, 5G e Big Data, che l’Europa attraverso il Digital Single Market vuole sostenere creando condizioni materiali e regolamentari favorevoli. D’altro canto, avvertono alcuni, ogni passo in avanti verso l’avvenire delle città intelligenti implica una riflessione su rischi e conseguenze. “Le soluzioni tecnologiche adottate per le Smart Cities introducono una certa dipendenza dalle aziende IT che le producono”, sostiene Marleen Stikker, fondatrice di Waag Society. Che domanda provocatoriamente: ”Chi avrà le chiavi delle città intelligenti? Le amministrazioni o gli azionisti delle compagnie IT?”.