Le aziende che usano i dati per generare innovazione accrescono la loro produttività del 5-10% più velocemente di chi non usa i dati, secondo un nuovo studio Ocse. Lo spostamento delle attività economiche e sociali su Internet e l’avvento della Internet of Things, uniti al radicale abbassamento dei costi per raccogliere, conservare e elaborare dati e all’aumento delle capacità computazionali, fanno sì che l’analisi dei dati sia sempre più un motore dell’innovazione e fonte di crescita per le economie e le società, afferma lo studio.
Tuttavia, l‘Ocse osserva anche che i Paesi non riescono ancora a cogliere tutte le opportunità offerte dai Big data e dalla loro analisi e sostiene che i governi dovrebbero incoraggiare maggiori investimenti in Big data per favorire le trasformazioni e la crescita, promuovendo anche lo scambio e il riuso dei dati.
Inoltre, per sfruttare a pieno i benefici dell‘innovazione data-driven occorrono figure professionali specializzate e i Paesi dovranno darsi da fare per formare nuovi e sempre più esperti data scientist e anche per ridurre le barriere che ancora ostacolano il flusso di dati tra Paese e Paese, un tema quanto mai delicato e attuale.
I governi dovrebbero anche, secondo l’Ocse, incoraggiare gli investimenti in processi di business che incorporano l’analisi dei dati in tutti i rami dell’attività produttiva, dall’agricoltura alla manifattura ai servizi. Anzi, lo studio sottolinea come siano ancora troppo poche le aziende al di fuori del settore Ict che investono in raccolta e analisi dei dati e che stanno modificando i loro processi interni per trarre il massimo vantaggio dalla nuova era dei Big data. Per esempio, i dati raccolti dagli uffici marketing delle aziende spesso non sono messi al servizio di altri dipartimenti per guidare le decisioni e stimolare l’innovazione.
“L’analisi dei dati è in misura sempre più rilevante traino dell’innovazione“, si legge nello studio Ocse, e “potenzialmente un’importante nuova fonte di crescita. Purtroppo, sorattutto le aziende medio-piccole, devono fronteggiare barriere all’adozione delle tecnologie basate sui dati come il cloud computing, in parte perché hanno difficoltà a implementare trasformazioni organizzative a causa delle loro limitate risorse e della mancanza di personale con i necessari skill”.
I governi, dice ancora l’Ocse, dovranno anticipare e gestire gli effetti dirompenti dei Big data sull’economia e sulla vita sociale nel suo complesso, perché tematiche di ampia portata come privacy, lavoro, diritti di proprietà intellettuale, concorrenza e fisco saranno tutte impattate.