DDL APPALTI

Assocontact vs Asstel, Confindustria si divide sui call center

Il presidente dell’associazione delle aziende di contact center, Roberto Boggio, promuove il ddl Appalti che introduce la clausola di salvaguardia per gli addetti in outsourcing: “Inizio positivo, ora affrontare il tema delle gare al massimo ribasso”. Ma per Dina Ravera “le nuove norme frenano investimenti e innovazione”

Pubblicato il 08 Ott 2015

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Assocontact aderisce a Confindustria e non a caso siamo per la libera concorrenza, ma all’interno di un mercato fatto di regole eque, certe ed uguali per tutti, quindi bene le nuove iniziative legislative per il settore dei call center “. Così Roberto Boggio, presidente di Assocontact, in merito all’emendamento al ddl Appalti, approvati dalla Camera che introduce la clausola di salvaguardia nei call center in outsourcing (se cambia l’azienda che eroga le attività di customer care i lavoratori restano al loro posto).

“Apprezziamo l’interesse del parlamento e del governo – aggiunge – così come il tentativo di normare questa materia delicata e complessa, che ad oggi, in assenza di accordi tra le parti ha impedito una concorrenza sempre trasparente. Certamente è un inizio positivo, anche se bisognerebbe affrontare con maggior efficacia temi come quello delle clausole sociali e delle gare al massimo ribasso, così come verificare un’ipotesi di defiscalizzazione che sostituisca la decontribuzione. Il nostro settore ha bisogno di maggiore stabilità e il fatto che parlamento e governo abbiano acceso un faro in questa direzione non può che farci piacere, noi siamo pronti a fare la nostra parte”.

Una norma che blocca l’innovazione e mette a rischio lo sviluppo dell’occupazione e gli investimenti. Asstel boccia senza appello l’emendamento che introduce la clausola di salvaguardia nei call center in outsourcing – se cambia l’azienda che eroga le attività di customer care i lavoratori restano al loro posto – approvata dalla Cemare e inserita nel ddl sugli appati pubblici

Più dura la posizione di Asstel totalmente contraria all’emendamento “perché ingessa il mercato impedendo la competizione tra imprese basata sulla qualità, non tutela lo sviluppo dell’occupazione nel nostro Paese, né incentiva la crescita professionale dei lavoratori – spiega la presidente Dina Ravera – L’emendamento, inoltre, va in controtendenza rispetto alla necessità di creare le condizioni normative per rendere competitivo investire in Italia, direzione nella quale si sono mossi alcuni provvedimenti del Governo quali ad esempio la riduzione del carico Irap”.

Nell’emendamento viene per la prima volta dichiarato il principio che “in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, salvaguardando i trattamenti economici e normativi previsti”; inoltre viene dato mandato al ministero del Lavoro di definire i criteri generali di attuazione, in assenza di disciplina collettiva, mentre ci sarà l’obbligo delle stazioni appaltanti sia pubbliche che private di dare comunicazione della stipula di nuovi contratti ai sindacati.

Slc, Fistel e Uilcom plaudono alle nuove norme che saranno valido strumento per arginare la precarietà. Ma insistono: “E’ ora di intervenire sulla crisi del settore”.

Il 12 e 13 ottobre prossimi Fistel, Uilcom e Ugl organizzano un presidio davanti Montecitorio a difesa dell’emendamento.

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