CONVEGNO EY CAPRI

Nicita: “Ladder of investment dogma da ripensare”

Il commissario Agcom: “I regolatori europei si stanno accorgendo che il modello della scala degli investimenti non funziona all’infinito: a salire ci sono sempre meno soggetti”. La neutralità tecnologica è un imperativo categorico o serve “un’idea di concorrenza evolutiva?”

Pubblicato il 09 Ott 2015

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E’ il momento di mettere in discussione un dogma della regolamentazione europea, quello della “ladder of investment”, di fronte alle evidenze che vengono dal mercato: che “sempre meno soggetti riescono a salire sulla scala”. Antonio Nicita, commissario di Agcom, al convegno EY di Capri fa una lectio magistralis sui massimi sistemi della regolamentazione, rivelando però così anche un possibile sviluppo delle logiche di fondo che potrebbero ispirarla in futuro.

“Tutta la regolamentazione europea è basata sul modello della scala di investimento. Ogni attore entra da un certo gradino e poi investendo sale. Ma all’epoca non ci siamo accorti che le scale cominciano grandi e poi diventano sempre più strette. Chi sale sono sempre meno soggetti”, ha detto Nicita. E’ il caso evidente della fibra ottica, “dove solo pochi soggetti possono arrivare al cabinet (e ancora meno alla casa, si può dire proseguendo il ragionamento di Nicita, Ndr.)”.

“La scala di investimenti è insomma selettiva. Ed è una cosa da tenere presente perché ne deriva che non è possibile fare una regolamentazione che sostenga all’infinito la ladder”.

“La domanda per il regolatore è: la neutralità tecnologica va sempre tenuta come un vincolo per la scelta delle norme… O dobbiamo avere un’idea di concorrenza evolutiva?”. Ossia darwinistica.

“Va capito che tipo di adattamento il regolatore deve fare a questo scenario fortemente evolutivo. E le imprese devono aiutarci a costruire una visione comune del mondo a cui vogliamo tendere”.

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