E’ da pochi giorni ai nastri di partenza la procedura per l’accreditamento al Sistema pubblico di identità digitale meglio conosciuto come Spid, attività in capo all’Agenzia per l’Italia Digitale, che è un’azione destinata a creare la più grande infrastruttura digitale del paese le cui ricadute rivoluzionarie, più di quelle prodotte dalla telefonia mobile, saranno a breve riflesse sulla vita di tutti i cittadini e delle imprese.
Nella sostanza Spid permetterà ai cittadini e alle imprese di accedere con un’unica identità digitale a tutti i servizi online della PA, cosa che oggi avviene in modo molto limitato, frammentato e quasi artigianale, sulla base dei singoli processi di identificazione tramite mutevoli userid e password, secondo i diversi linguaggi utilizzati dalle diverse piattaforme, con ricadute negative per il costante ricorso alla fallace memoria sicché per tutti si è imposto la rubrica delle password e dei procedimenti di identificazioni ai singoli servizi offerti dai privati o da una pubblica amministrazioni. Con Spid, invece, un’unica identità digitale ci consentirà l’accesso a tutti i servizi di una qualsiasi amministrazione (Statale, Regionale, locale, Agenzie delle Entrate, Inps ecc.) ma anche per quelli erogati da aziende private, quali banche società d’assicurazione, poste italiane, Telecom ecc.
Una rivoluzione non troppo pubblicizzata e non molto enfatizzata, ma con ricadute sulle nuove relazioni con le Pubbliche amministrazioni, le quali potranno acquisire credibilità solo se l’accesso via Web potrà avvenire con quelle semplificazioni e velocità che dovrebbero far chiudere, definitivamente, con la visione di una PA obsoleta che in modo ridondante chiede certificazioni ed impone format complessi a volte indecifrabili e che al tempo per le file presso gli sportelli sostituisce quello che già adesso sprechiamo dinanzi ai nostri pc quando dobbiamo via Web fare una richiesta, un’iscrizione o un acquisto.
L’informatizzazione presuppone come condizione indispensabile la semplificazione delle procedure e della documentazione. Diversamente gli effetti saranno quelli che abbiamo già sperimentato con il Pct dove si è solo trasformato in documentazione elettronica (word, Pdf nativi o immagini) la documentazione cartacea utilizzata nel processo, con le aberranti conseguenze delle crisi di rigetto che in questi mesi si stanno facendo sempre più forti in tutte le componenti che operano nel processo.
Certo il Pin unico al quale più volte ha fatto riferimento il capo del governo nella sostanza è Spid che se da un lato potrebbe semplificare la nostra vita, dall’altro potrebbe renderla un inferno in quanto un unico sistema di credenziali certificate è si stimolante per la crescita dei servizi che le imprese e la PA potrebbero offrire ai cittadini ma potrebbe anche essere devastante per gli individui se si pensa all’intrusione nella privacy o al furto di identità digitale o alla sua clonazione.
Sono questi temi che saranno rimessi ai giuristi di questo secolo, nel frattempo tornando al secolo passato, al quale risale l’idea del Pct, gli effetti che Spid produrrà sulla giustizia digitale in generale (civile, penale, amministrativa, tributaria, contabile), appaiono sicuramente sottovalutati, se non ignorati dal ministero della Giustizia. L’identità digitale, infatti, consente alle parti di poter accedere direttamente al loro fascicolo processuale, verificarne lo stato e l’attività nella forma diretta e non più anonima che allo stato consente il Portale dei servizi telematici. Un ribaltamento quindi nell’esercizio del diritto di difesa e di accesso alla giustizia che imporrà ai legali e ai giudici un diverso approccio sui “tempi” per rendere giustizia e al Ministero una diversa organizzazione che farà apparire, tra qualche mese, l’attuale Pct un reperto archeologico. Come farlo sapere al Ministro non si sa: è uno dei pochi che non usa Twitter e che ha come mezzo di comunicazione ordinario quello unidirezionale dei composti formali comunicati ministeriali.