Squinzi: “Industria 4.0 sia al centro del rilancio europeo”

La ricetta del presidente di Confindustria per rafforzare la competitività: “Serve un piano comune: puntare sul manifatturiero scommettendo su ricerca, innovazione e nuove tecnologie”

Pubblicato il 12 Ott 2015

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Le nuove tecnologie possono aprire grandi spazi di investimenti e di crescita per l’industria Italiana, e quindi aiutare l’Italia nel suo percorso di competitività. E’ uno dei temi su cui ha puntato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, intervenendo a Nuoro alle celebrazioni per il settantesimo anniversario dell’associazione locale. Tra i mali che impediscono all’Italia di crescere in modo sostenuto Squinzi ha citato tra le altre cose anche la carenza di infrastrutture: “Eccesso di burocrazia, un accesso al credito difficoltoso, regole incerte e non omogenee, tempi irragionevoli nella giustizia civile, una architettura istituzionale inefficace, un peso fiscale insopportabile, una dotazione infrastrutturale inadeguata, costi eccessivi derivanti dal mancato completamento delle reti impediscono all’Italia di esprimere tutto il suo potenziale competitivo e affiggono il nostro sistema. I risultati – ha aggiunto – con l’abbandono e lo spopolamento di fette importanti del nostro territorio, sono sotto gli occhi di tutti”.

Nel suo intervento Squinzi ha anche fatto riferimento alla quarta rivoluzione industriale e a Industria 4.0, citandone alcuni tra i cardini: “Anche la nostra industria va supportata con interventi mirati e integrati tra di loro, o correremo il rischio di rimanere fuori dai nuovi percorsi di crescita o di cumulare nuovi ritardi rispetto ai nostri competitori internazionali – ha detto Squinzi – I nuovi bisogni che emergono dalle società avanzate, l’ampliamento della classe media internazionale, l’integrazione tra manifattura e servizi secondo modelli di filiera, l’uso e l’applicazione delle nuove tecnologie fanno intuire enormi spazi di investimento e crescita in ambiti economico-produttivi già percorsi, ma anche nuovi, come la green economy, il welfare, la fruizione dei beni culturali e naturali”.

“Questo obiettivo – ha concluso Squinzi chiamando in causa l’Unione europea – può essere realizzato solo rilanciando la manifattura: una priorità di cui c’è ampia consapevolezza in Europa, ma che non ha ancora trovato nell’Europa stessa una sintesi efficace. In questa direzione stanno andando, invece, i principali competitor come la Germania, la Francia e il Regno Unito, che hanno pianificato interventi mirati per il rilancio del manifatturiero puntando su ricerca, innovazione e nuove tecnologie”.

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