Come lo scorso anno, anche nella relazione letta ieri
all’Assemblea annuale di Confindustria il presidente Emma
Marcegaglia ha voluto sottolineare l’importanza del broadband
sottolineando come “i ritardi nella banda larga” siano uno dei
fattori che gravano sulla competitività del Paese. Nel corso del
suo intervento,
pur non facendo un diretto riferimento alle infrastrutture di
telecomunicazione e al piano anti digital divide dell’ex ministro
dell’Industria Scajola, Marcegaglia ha anche sottolineato che è
“necessario elevare stabilmente al 2,5% del Pil gli investimenti
in opere pubbliche, anche studiando “forme innovative di
finanziamento, utilizzando le entrate da dismissioni patrimoniali,
ampliando gli interventi della Cassa Depositi e Prestiti,
coinvolgendo capitali privati”.
Il volano Ict
Più in dettaglio sugli investimenti in Ict entra il documento”Italia
2015: le imprese per la modernizzazione del Paese”, reso noto
sempre ieri da Confindustria.”Ogni euro investito in ICT ha un
effetto moltiplicatore di 1,45”, si ricorda: “l’innovazione e
l’adozione di nuove tecnologie costituiscono, nel medio lungo
periodo, le principali determinanti degli incentivi di
produttività.
La banda larga
Per quanto riguarda nello specifico le tlc, il documento osserva
come “altri Paesi hanno investito ingenti risorse per la
realizzazione di infrastrutture avanzate di telecomunicazione”.
Ad esempio, nel 2009 l’Australia ha allocato circa 18 miliardi di
euro per la connessione ad alta velocità del 90% del territorio in
8 anni. La Corea ha stanziato 28,5 miliardi di euro per aumentare
di dieci volte la velocità di connessione entro la fine del 2012.
L’amministrazione Obama ha destinato 7,2 miliardi di dollari per
completare la diffusione della banda larga. Confindustria
suggerisce “di realizzare entro il 2015 il completo superamento
del divario digitale, garantendo una copertura a 20 mega su tutto
il territorio e ultrabroadband per i grandi centri urbani e le aree
a forte concentrazione industriale e completando la
digitalizzazione della Pubblica amministrazione”.
Le tariffe delle Tlc
Quanto al settore della telefonia, il documento sottolinea “una
sensibile discesa della regolamentazione rispetto alla media Ocse
(con un indice dell’Italia pari a 2/3)”. Gli utenti “hanno
notevolmente beneficiato degli effetti della liberalizzazione, in
particolare nella telefonia, dove le tariffe hanno avuto un
andamento complessivamente discendente, grazie all’ingresso di
nuovi operatori sul mercato. Altri effetti positivi per gli utenti
potranno anche derivare da una efficiente realizzazione delle
infrastrutture a banda larga”.
Promossa la Pec
L’atto d’accusa è molto duro. La macchina dello Stato è più
costosa che in altri Paesi ed il suo peso è anzi cresciuto in
rapporto al Pil. Ma a destare preoccupazione è anche “la sua
inefficienza”: il modo in cui l’amministrazione pubblica è
organizzata e interviene sistematicamente nell’ostacolare la vita
delle imprese, rendendo quasi impossibile ottenere in tempi certi
autorizzazioni e licenze, gravando le aziende di mille adempimenti
inutili e costosi”.
“L’azione di semplificazione deve anche mirare alla
reingegnerizzazione e standardizzazione delle procedure, attraverso
una massiccia implementazione delle tecnologie informatiche. In
questo senso la Pec rappresenta un buon punto di partenza”.
Il ministro Brunetta è anche promosso sul tema della
responsabilità dei dirigenti la cui previsione “è fondamentale
per il mancato rispetto dei termini di conclusione dei
procedimenti, che unitamente alle prescrizioni contenute nella
Riforma Brunetta (d.lgs. n. 150/2009), che dovrebbero essere
rapidamente attuate, dovrebbero contribuire a migliorare le
performance dei dirigenti pubblici”.
La ricerca e l’innovazione
Secondo Marcegaglia, “per recuperare il ritardo dell’Italia
nella ricerca e nell’innovazione deve diventare strutturale e
automatico per i prossimi cinque anni” il meccanismo del credito
d’imposta. “In tutte le nazioni, a cominciare dagli Stati
Uniti, lo Stato supporta il progresso tecnologico: solo nel nostro
paese gli si dedica un’attenzione tanto scarsa e discontinua”.
Inoltre, “oltre al credito d’imposta occorre concentrare
risorse pubbliche su grandi progetti strategici di scala
europea”.
"Quella della presidente della Confindustria è stata una
relazione fortemente innovativa e completa", ha commentato il
presidente di Telecom Italia Franco Bernabè
lasciando l'assemblea. "Due i punti fondamentali, il
rilancio della crescita perché senza non si risolve il problema e
c'è il rischio di un aumento della fiscalità e un intervento
pubblico che ridimensioni la spesa".