“Può solo migliorare”: è uno dei tanti tweet firmati dai neo abbonati a Netflix. Magari non delusi, ma un pochino amareggiati questo sì. Da stamani il sito di streaming online è attivo anche in Italia e la promessa è di fornire materiale per grandi scorpacciate di filn, serie, documentari. Così tante da tenere legato l’utente almeno per un mese: fino a quando, cioè, scatterà il prelievo dalla carta di credito per il primo abbonamento mensile. Del resto è stato proprio il Ceo e co-fondatore Reed Hastngs a dire oggi presentando il lancio: “Vogliamo soprattutto pensare all’’happiness’ del cliente, a renderlo felice”. Ma come? Il catalogo, dov’é?
In realtà si parte in toni dimessi: più serie televisive che film – questo era stato previsto -, dunque destinato a un pubblico in Italia ancora pochissimo maturo, tutto da allevare, e pochi titoli. Ma anche sul quel terreno il decollo è zoppo, con la rumorosa assenza di House of Cards, serie prodotta dalla stessa Netflix ma rimasta saldamente in mano a Sky cui aveva ceduto i diritti. E di Suburra che per un gioco di diritti uscirà solo nel 2016. Dov’è allora la potenza di fuoco del gigante dello streaming? Probabilmente ci vorrà del tempo per conquistare un passo alla volta i diritti di una library completa negoziando con i competitor e convincendo la distribuzione nazionale del proprio valore.
Un’offerta “base”, per il momento, che tradisce già da ora però l’obiettivo di puntare sui giovanissimi, futuri abbonati. l’offerta è scarsa, al punto tale da far somigliare la piattaforma digitale al modello “lineare” della vecchia Tv tradizionale: è il mezzo che sceglie per l’utente. Semplicemente perché l’utente non trova (se non raramente) quello che lui sceglie.
Anche sul fronte cinema l’offerta non strega al primo colpo. Nessun film di recente uscita, offre soprattutto titoli da catalogo, ma con vistosi “buchi”. Parzialmente ancora vuoto lo scaffale “classici”: niente Alfred Hitchcock, per fare qualche nome, niente Stanley Kubrick, niente François Truffaut, niente Akira Kurosawa. E va bene, forse non è questo il tipo di pubblico da sedurre. Ma ci sono assenze poco giustificate anche fra gli innovatori indiscussi: non pervenuti Quentin Tarantino, i fratelli Coen, i fratelli Wachowski (dei quali c’è solo una serie Tv). Vuoti gli scaffali di “perle” evergreen: “ciaone” ai Blues Brothers all’Esorcista, a tutti gli Harry Potter. Niente Batman, niente Matrix, zero tracce degli Oscar italiani La vita è bella o La grande bellezza, sparito perfino l’immarcescibile, onnipresente Via col vento. Partenza molto in sordina. Ma domani chissà, in effetti è un altro giorno.