In periodi non così lontani raccontare il mercato dell’Information Technology era relativamente semplice: il “ferro”, il software e i servizi connessi avevano un ben preciso perimetro e i messaggi che potevamo lanciare erano lineari. I principali suonavano più o meno così: “occorre impostare una strategia di sostegno all’Innovazione come driver per la competitività; investire nella banda larga contro il digital divide; aumentare gli investimenti in IT perché sono sinergici alla crescita del PIL”, e così via.
La parola chiave era Innovazione (per essere alla moda oggi scriveremmo #innovazione), ma ormai anche questa è lasciata nelle retrovie, soppiantata da un’altra keyword: #digitale.
Ecco, sembra che oggi tutto debba essere digitale (e seguendo questa logica potrebbe addirittura esistere – paradossalmente – un IT non digitale), si è creata una gigantesca macro categoria, molto cool, che fagocita qualunque cosa abbia anche solo lontanamente a che vedere con il web, la creatività, forse la tecnologia. E dunque come possiamo dare i numeri di un mercato che non ha confini?
L’Assintel Report 2015 parte proprio da questa provocazione per ridisegnare in modo utile i confini dell’IT, che è un impasto di tecnologia, software, processi e servizi, rispetto ai mercati contigui, che vanno dall’Advertising all’Elettronica di consumo, per fare un esempio. Così facendo possiamo centrare l’obiettivo sulla Digital Transformation, che per il mercato IT è la vera sfida da vincere per la sua sopravvivenza.
Essa infatti si declina nella capacità di cogliere le nuove aspettative del consumatore (sia esso “consumer” o impresa) e immetterle nel proprio DNA aziendale, innovando i processi interni e da qui l’interfaccia con il cliente e le modalità di porlo al centro della propria strategia: in altre parole di valorizzare a 360° la customer experience. Il cosiddetto “digitale” allora diventa quell’insieme di tecnologie, di processi e di approcci che sono abilitanti a questi obiettivi. E vale sia come strategia interna alle aziende IT, sia come approccio che le aziende IT stesse devono essere capaci di sviluppare per le aziende clienti rispetto ai loro clienti finali, impostando per loro una corretta roadmap.
A riprova di ciò, per oltre il 45% dei 500 Direttori IT e CIO della Domanda intervistati da NEXTVALUE – la società che da 10 anni realizza l’Assintel Report – la creazione di nuova Customer Experience è il driver principale per i nuovi progetti di Innovazione attivati quest’anno.
La seconda buona notizia è che i loro budget IT nel 2015 sono aumentati per il 31% delle aziende, e che questa cifra aumenterà per il 36% di loro nel 2016. Parallelamente, nel 2016 scenderanno al 22% le imprese che dichiarano di dover diminuire il budget in Information Technology. Ma attenzione: non tutto il budget IT cresce, ma solo quello legato ai nuovi progetti di Innovazione (quindi occorre attrezzarsi verso il nuovo e uscire dalla logica legata alle rendite di posizione).
La terza informazione utile è che nella classifica delle priorità di investimento del 2016 spicca al primo posto la Business Intelligence e tutto quanto è utile per monitorare la Customer experience, dal CRM al Digital Marketing agli Analytics ai Big Data.
Ed infine il Cloud Computing continua la sua scalata con ritmi di crescita superiori al 20%, ormai adottato dal 64% delle imprese Top. La situazione che il Report dipinge è cioè quella di un mercato che sta lentamente uscendo dalle sacche della crisi, a fatica, a macchia di leopardo, ma sta uscendo, trend che si riassume in una performance complessiva di 24.701 milioni di euro, +1,7% rispetto allo scorso anno.
Le note positive arrivano dalle medie e grandi imprese, che coprono i 2/3 del mercato IT, la cui spesa in Information Technology cresce nel 2015 oltre il 3%.
Ora siamo di fronte ad un vero e proprio bivio: sta a noi – imprese dell’Information Technology – di cui Assintel rappresenta la voce, scegliere la via della trasformazione. Non solo per una questione strategica di business, ma cogliendo a pieno il ruolo implicito che la nostra Industry deve avere a livello identitario: farsi promotrice di un cambiamento culturale, soprattutto nelle aree ancorate ai vecchi schemi, per contribuire al rilancio di tutto il nostro Sistema. Questa è un vera e propria mission, da accogliere nelle viscere e perseguire con coraggio.