La rivoluzione digitale del Pra con il certificato di proprietà (CDPD) dell’auto in digitale invece che cartaceo? Una rivoluzione mancata, almeno a giudicare dalle accuse di Ottorino Pignoloni, segretario nazionale Unasca Studi, aderente a Confcommercio.
A due settimana dall’avvio del nuovo sistema del certificato di proprietà digitale i promessi vantaggi della dematerializzazione in termini di risparmio di carta, tempo e denaro “gli operatori del settore non li hanno visti”, accusa Pignoloni.
“Aci – spiega – ha annunciato l’introduzione del CDPD dichiarando che questo porterà il risparmio, oltre che di tonnellate di inchiostro, di circa 30 milioni di fogli, specificando anche il peso della carta in 115 gr/mq”.
La realtà, invece, sarebbe esattamente l’opposto stando a Unasca: “Da due settimane a questa parte fare un passaggio di proprietà è diventato molto più complesso di prima”, è l’accusa.
Innanzitutto “è stato introdotto un pezzo di carta in più, la delega, che il proprietario del veicolo deve firmare per la stampa dello stesso CDP (2 pezzi di carta) su cui redigere l’atto di vendita che poi sarà autenticato dalle Agenzie abilitate o dal Pra o dalla Motorizzazione. Inoltre i fogli complessivi da stampare per portare a termine il passaggio sono passati da uno (che era il certificato che non viene più consegnato) ad almeno cinque: uno per la delega, due per il CDP (stampato come atto di compravendita), poi l’allegato A che contiene le informazioni aggiuntive all’atto di compravendita ed infine la fotocopia del documento del delegante.
“Questo – mette in evidenza Pignoloni – comporta maggiori tempi di lavoro per gli operatori e di attesa per gli utenti per portare a buon fine la pratica. E se a tutto aggiungiamo che gli automobilisti continuano a pagare 27 euro per un documento che prima gli veniva consegnato e ora non più, senza risparmiare nulla, viene da domandarsi: dove sta questa rivoluzione digitale e soprattutto chi sta risparmiando con il CDP digitale? Solo ACI i cui bilanci non sono certo statali ma la cui unica funzione pubblica è proprio la gestione del PRA”.
Ancora maggiori sono poi le complicazioni tecniche e pratiche denunciate quando la compravendita dell’auto è a favore di un concessionario che a sua volta la rivende: “Blocchi informatici, impossibilità nell’effettuare il doppio passaggio in tempo reale a differenza di come avveniva prima”. Per Pignoloni si tratta di “una palese limitazione della libera contrattazione e dei rapporti commerciali che lascia stupefatti, così come il nuovo archivio messo in piedi da ACI che traccia gli atti di vendita non ancora autenticati e ben lungi dall’essere tali”.
Pignoloni auspichiamo che “l’automobilista italiano possa finalmente avere gli stessi diritti dei cittadini comunitari nel pagare un solo documento di circolazione come prevede la riforma Madia affinché si riducano i costi connessi alla gestione pubblica dei dati relativi alla proprietà e alla circolazione dei veicoli e della realizzazione di significativi risparmi per l’utenza”.