È giallo sull’articolo 29 della legge di Stabilità che ha tagliato del 50% la spesa IT della PA come anticipato ieri dal nostro sito. Chi ha scritto l’articolo incriminato? E, soprattutto, come nasce la decisione – se decisione ci sia stata da parte degli organi decisionali – di “decapitare” gli investimenti in digitale in totale contraddizione rispetto alla spinta del governo sulla digitalizzazione del Paese? Il mistero finora non si è sciolto, né si è capito se si tratta di un grossolano errore (rimediabile in sede parlamentare) oppure del deliberato tentativo dei tecnici di tagliare qua e là per recuperare risorse e risparmiare sulle spese pubbliche.
Costernati gli addetti dell’Ict a partire dal presidente di Confindustria Digitale Elio Catania che definisce “incomprensibile” la sforbiciata. Ma a sopresa, secondo quanto risulta a CorCom, sono caduti dalle nuvole anche molti parlamentari che fanno parte della “squadra” dell’innovazione messa su dal premier Renzi. Bocche cucite al ministero della PA: nessuno del team della Madia per il momento vuole commentare la “manovrina” che tanto manovrina non è se si considera che nel triennio 2013-2015, quello a cui si parametrizza il taglio, per molti enti gli investimenti sono stati ingenti e che quindi il taglio del 50% vale parecchie migliaia di euro. Il silenzio di oggi però fa pensare che la situazione non sia per niente chiara e quello scambiato inizialmente per un errore clamoroso potrebbe essere invece il tentativo di qualche “incompetente” di andare ad agire proprio laddove non si dovrebbe, se davvero si vogliono raccogliere i frutti del piano Crescita digitale e anche del Piano ultrabroadband.
Intanto, secondo quanto risulta a CorCom, altre associazioni di settore si preparano a fare sentire la propria voce affinché la questione non sono sia chiarita ma si corregga il testo evitando un effetto boomerang su un comparto, quello del digitale, che proprio ora si è rimesso in marcia dopo anni di segno meno.