ISTRUZIONE

Scuola digitale, Radaelli: “Supportiamo il piano del ministero”

Il presidente di Anitec: “Come imprese del settore tecnologico siamo pronti a contribuire per la nostra parte. Bene investire, oltre che sulle infrastrutture di rete, anche sulla formazione di insegnanti e studenti”

Pubblicato il 28 Ott 2015

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“Il piano nazionale scuola digitale, appena approvato dal Miur, è una buona notizia, poiché parte al tempo stesso dalla necessità di investire sulle infrastrutture di rete (600 milioni in 5 anni per la banda ultralarga in tutte le scuole) e sulla formazione degli insegnanti e degli studenti, nell’ottica di un’innovazione che sia innanzitutto culturale. Noi, come imprese del settore tecnologico, siamo pronti a contribuire per nostra parte”. Lo afferma in una nota Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, Associazione nazionale industrie, informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo, cofondatrice di Confindustria Digitale.

Il piano del ministero mette al centro il tema importante dello sviluppo delle competenze tecnologiche a partire dalla formazione scolastica. Obiettivo anche del programma europeo eSkills for Jobs, promosso dalla Commissione Europea e coordinato per l’Italia da Anitec.

“Cresce a livello Ue del 3% annuo l’offerta di posti di lavoro ad alte competenze digitali – sottolinea il comunicato – Nonostante l’elevata domanda di competenze tecnologiche nel mondo del lavoro, in Italia si registra la percentuale più bassa su scala Ue di giovani occupati nel settore digitale – prosegue la nota – il 12% contro il 16% della media europea, nonostante anche in Europa il divario tra il numero di posti di lavoro offerti e il numero di persone con le giuste competenze digitali cresca del 3% ogni anno, secondo la Commissione Europea”.

A livello europeo, secondo i dati forniti da Anitec le professioni Ict sono date in crescita del 27% e si riscontra una necessità di figure sempre più specifiche: dal data scientist al chief technology officer, dallo sviluppatore mobile ai big data architect. In Italia l’80% dei computer all’interno delle scuole si trova in aule dedicate e solo il 10% invece è allocato nelle classi a disposizione di alunni e soprattutto di professori che lo utilizzano per aggiornare il registro elettronico. Un altro dato rilevante è che in Italia solo il 52% degli alunni frequenta una scuola con il 90% dei computer funzionanti mentre in Europa si parla del 76%.

Secondo stime della Commissione Europea, il gap in tutta l’UE passerà dai 275.000 posti di lavoro nel 2012 a mezzo milione l’anno prossimo e 900.000 entro il 2020. Si evidenzia inoltre che nel 2015 si è verificata una riduzione del 2,2% del budget dedicato dalle imprese italiane agli investimenti in ICT (dati Politecnico di Milano).

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