Ricette digitali, boom nel Lazio: 1,6 milioni in tre settimane

Tra le Asl che hanno utilizzato di più le prescrizioni informatizzate Viterbo e Rieti. Nella Capitale la Roma D e la Roma F. Sergio Pillon: “Puntare su formazione e semplificazione dell’Ict”

Pubblicato il 28 Ott 2015

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Dopo tre settimane dall’introduzione sistematica nel Lazio della ricetta elettronica, sono già 1 milione e 600mila le ricette trattate per via informatica, con il 45% dei medici coinvolti e l’80% delle farmacie. Soddisfatto di questo trend Sergio Pillon, coordinatore della commissione paritetica “Telemedicina, linee di indirizzo nazionali” presso la conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome, che sottolinea a CorCom: “La scelta non ha riguardato l’eventuale adozione del sistema. Piuttosto è stato introdotto un obbligo, seppur ben supportato, attraverso accordi con le associazioni rappresentative dei medici di famiglia”.

Avviata lo scorso primo ottobre, questa fase riguarda solo le prescrizioni farmaceutiche, coinvolgendo appunto medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, nonché tutte le 1.500 farmacie del Lazio; la seconda fase, al via il primo gennaio 2016, riguarderà anche la prescrizione di visite mediche. Un modello innovativo, dunque, ma anche virtuoso, considerando che in questo modo la regione risparmierà oltre 1 milione e 500mila euro all’anno per l’acquisto delle ricette “rosse”. Nel frattempo, le rilevazioni condotte da Lazio innovazione tecnologica indicano che le Asl dove maggiore è l’utilizzo della ricetta informatizzata sono quelle di Viterbo, che precede Rieti. Nella Tuscia i medici che utilizzano la “dematerializzata” sono oltre il 97,50% e le farmacie circa il 97%; nel reatino invece i medici sono il 71,76% del totale e le farmacie il 94,59%. E ancora, nella capitale l’iter di informatizzazione è più avanzato nella Roma D (Ostia-Portuenese) con il 100% delle farmacie e il 67% dei medici; segue la Roma F (Civitavecchia-Tiberina) con il 63,48% dei medici e oltre il 95% dei punti di distribuzione dei farmaci. Nelle restanti Asl il piano regionale vede il circuito delle farmacie coinvolto ovunque per oltre il 90%, mentre i medici sono tutti intorno al 40%.

Riprende Pillon: “Attualmente nel Lazio i medici devono stampare con una stampante a doppio cassetto, così da avere sia i fogli rossi per le prescrizioni ancora non dematerializzate, sia quelli bianchi per stampare un promemoria con codice a barre, affinché la farmacia possa leggere la prescrizione”. Dunque il paziente deve recarsi dal medico a prendere un foglio che è stato stampato per lui. “Nulla di realmente dematerializzato – precisa Pillon – ma si tratta di un sistema temporaneo, che muove verso una transizione in cui il paziente si recherà direttamente in farmacia”. Convinto che “l’innovazione comporta sempre alcune resistenze, anche quando il miglioramento è garantito”, Pillon ritiene in Italia non esiste una formazione strutturata per gli operatori di sanità digitale. “In quanti conoscono le policy di sicurezza e disaster recovery, sanno cos’è un cryptolocker oppure utilizzano un antivirus professionale?”, si interroga. Quindi conclude: “Formazione e semplificazione dell’Ict. Sono queste le chiavi per il rinnovamento, soprattutto se progettato assieme agli operatori sanitari”.

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