Canone Rai, Cgil: “Dove finiranno i 300 addetti al servizio abbonamenti”?

Slc Cgil accusa di scarsa trasparenza la nuova normativa. Il segretario nazionale Massimo Cestaro: “Il servizio pubblico rischia il costante ricatto del Governo”

Pubblicato il 29 Ott 2015

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“Quanto leggiamo sul canone Rai appare davvero imbarazzante”. Esordisce così il comunicato della Slc Cgil firmato dal segretario nazionale Massimo Cestaro, che accusa di mancanza di trasparenza la nuova normativa sui 100 euro annuali che gli italiani dovranno versare nelle casse del servizio pubblico. Rispetto all’inserimento del canone in bolletta, spiega Cestaro, “dovremmo essere certi dell’efficacia della soluzione, perché non vorremmo, com’è accaduto l’anno scorso, che il balletto sulle possibili alternative producesse un ulteriore aumento dell’evasione”.

Il sindacato punta il dito contro la destinazione di una parte delle entrate dal canone verso altri fini rispetto agli investimenti del servizio pubblico: “I cittadini, convinti di pagare il servizio pubblico, finanzieranno, in realtà, altre voci del bilancio dello Stato. Questa opaca manovra è peraltro in coerenza con quanto già avvenuto: 150 milioni sottratti dal canone nel 2014 e 85 nel 2015”.

La Slc Cgil chiedere chiarezza sui costi effettivi per i cittadini perché “l’assenza di trasparenza pone la RAI, sistematicamente, sotto ricatto del Governo”, ma invoca anche una posizione precisa e ufficiale della tv pubblica rispetto ai circa 300 dipendenti attualmente operativi nel servizio abbonamenti.

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