Telefonica sta agendo contro gli interessi di Telecom Italia. E per
questa ragione deve abbandonare la propria partecipazione in Telco
(la holding che controlla il 22,5% di TI). Questa la tesi di
Marco Fossati, presidente di Findim, secondo
azionista di Telecom Italia con una quota del 5%. Nonostante
Fossati si sia espresso più volte a favore sull'eventualità
di fusione di Telecom Italia in Telefonica, il manager ha cambiato
completamente opinione da quando l'operatore spagnolo ha
presentato un'offerta per rilevare Vivo, operatore brasiliano
concorrente di Tim Brasil, ossia di Telecom Italia.
"Telefonica è stata abbastanza chiara che non ha intenzioni
di fondersi con Telecom Italia quindi non possiamo averli in una
posizione di influenza, ora che le loro brame strategiche sono
state svelate. Anche se non abbiamo parlato direttamente con alcun
membro di Telco, possiamo solo presupporre che gli altri componenti
italiani di Telco siano stiano discutendo con Telefonica per una
loro uscita concordata da Telco", ha dichiarato Fossati a
Bloomberg.
"Indipendentemente dal fatto che riescano o meno a fare
l'acquisizione di Vivo – ha sottolineato Fossati – buon senso
vuole che Telecom Italia non possa più avere Telefonica come un
proprietario di una partecipazione di controllo, visto che la loro
strategia è ora in diretto conflitto con le prospettive del nostro
(di Telecom Italia, ndr) asset strategico brasiliano Tim Brasil.
Dal momento che Telefonica ha annunciato al mercato che il proprio
obiettivo è possedere il 100% del nostro maggior concorrente in
Brasile, possiamo solo supporre che Telefonica uscirà da Telco in
un futuro molto prossimo".
Secondo Fossati "Telecom Italia avrà ora bisogno di
concentrare ancora più attenzione sulla contesa con un concorrente
sempre più forte come Vivo se l'acquisizione verrà realizzata
– aggiunge il numero uno della Findim -. Naturalmente questo non
potrebbe succedere se Telefonica rimanesse membro di Telco. Sarebbe
il massimo conflitto di interessi".
Fossati ha inoltre annunciato che in merito alla cessione di
Telecom Argentina non esclude un ricorso in sede europea "per
tutelare gli interessi della holding come azionista Telecom Italia.
La cessione è obbligata in seguito alla presenza di Telefonica nel
gruppo di controllo di Telecom Italia. Si rischia di vendere a
multipli pari a 3-4 volte l'Ebitda, contro operazioni simili,
in Brasile, che avvengono a multipli superiori a 10. Ci possono
essere gli estremi per un ricorso da parte di Findim al fine di
tutelare i suoi interessi come azionista Telecom Italia. La
società sta valutando questa possibilità. L'ipotesi è
un'azione in sede europea".
Si schiera a fianco di Fossati l'Asati,
l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom.
"Apprendiamo e valutiamo positivamente la posizione
dell'azionista privato più importante di Telecom – ha
dichiarato all'Ansa Francesco Lombardi, presidente
dell'Asati -.
Noi condividiamo la necessità di un'uscita di Telefonica e
già nel passato abbiamo a più riprese denunciato il conflitto di
interessi in cui si trova il socio spagnolo di Telecom".
Secondo l'Asati il conflitto di interesse "si è già
palesato con la vendita di Hansenet (ceduta proprio a Telefonica,
ndr). Ora – avverte Lombardi – bisogna stare attenti in Argentina,
dove secondo nostri calcoli non si può vendere la partecipazione
in Telecom Argentina a meno di un miliardo".