IL PROGETTO

Fascicolo sanitario elettronico 2.0, la Sicilia ci crede

Presentato all’Università di Palermo, il sistema è caratterizzato da una serie di funzionalità integrative. Avanti su risparmi ed efficienza

Pubblicato il 05 Nov 2015

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Puntare sull’Ict affinché il ruolo del paziente diventi sempre più centrale, eliminando le distanze e favorendo la condivisione tra i vari attori del sistema sanitario. È la strada che sta perseguendo “Smart health 2.0”, progetto definito dal Miur – che lo cofinanzia tramite fondi Pon nell’ambito del programma “Smart cities and communities and social innovation” – “il più grande investimento pubblico in innovazione sanitaria dagli anni Ottanta”.

Forte di una spesa pari a 45,26 milioni di euro e di ben 25 partner (di cui 16 imprese e 9 tra università e centri di ricerca) il progetto, che coinvolge Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, è articolato in molteplici filoni di indagine. L’obiettivo? Creare un’infrastruttura tecnologica innovativa, anche in ambiente cloud, sulla quale sviluppare servizi ad alto valore aggiunto nell’area della salute e del benessere. In questo senso, particolare attenzione verrà attribuita agli obiettivi raggiunti sul territorio siciliano attraverso la realizzazione del prototipo del Fascicolo sanitario elettronico di seconda generazione. Presentato all’università degli studi di Palermo, che ha vi ha lavorato in team con Upmc Italy, Xenia progetti Catania, Cnr e Distretto micro e nano sistemi – il Fse 2.0 prevede l’introduzione di un deposito dati capace di attivare una serie di funzionalità che andranno ad integrare quelle già presenti.

“Funzionalità che interesseranno non solo il cittadino ma anche le istituzioni sanitarie, che potranno avere una visione globale e unificata dello stato di salute dei pazienti”, spiega a CorCom Pietro Paolo Corso, docente del dipartimento di fisica e chimica dell’università di Palermo nonché membro del comitato tecnico scientifico del progetto. “Il Fse sarà utile alle istituzioni anche come strumento a sostegno della loro governance”, riprende Corso, che però sottolinea come “nell’ambito della sanità digitale, l’Italia non disponga ancora di strumenti pienamente operativi”. E ancora, la disponibilità di un’unica base di dati sanitaria dei cittadini, come quella fornita dal Fse 2.0, consentirà ai ricercatori e al personale amministrativo di poter attingere ad una fonte proficua di dati, garantendone la sicurezza e nel rispetto della privacy degli assistiti. Lo sviluppo del Fascicolo sanitario elettronico di seconda generazione non è l’unico obiettivo di “Smart health 2.0”, che conduce una serie di attività di ricerca (telemonitoraggio, teleassistenza, ambient assisted living solo per citarne alcune).

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