A piccoli passi verso la PA “social”

Gli enti locali più virtuosi della PA centrale nell’adozione del web 2.0. Marzano (UnaRete): “L’importante non è tanto esserci ma come esserci. Serve una strategia”

Pubblicato il 07 Giu 2010

Obama ne ha fatto un caposaldo della sua campagna elettorale,
prima, e una linea strategica del suo governo poi. È
l’amministrazione 2.0, la condivisione di informazioni tra enti
pubblici e cittadini, attraverso l’uso – appunto – di strumenti
Web 2.0, come social network, forum, Youtube.

E se negli Stati Uniti la PA partecipata si sta diffondendo a
macchia d’olio – esemplificativa, in questo senso è la politica
di open data government messa a punto dal Cio della Casa Bianca,
Vivek Chandra che punta a diffondere info in formati aperti e
fruibili da tutti – in Italia stenta a decollare, soprattutto nelle
amministrazioni centrali, dove, invece, potrebbe portare nuova
linfa alla battaglia per la trasparenza che il ministro Brunetta
sta portando avanti, contribuendo a rafforzare il controllo dei
cittadini sul lavoro degli enti. 

“In Italia il problema sta tutto nell’identificazione
dell’amministrazione 2.0 – spiega Flavia
Marzano
, presidente di UnaRete, già
consulente dell’ex Cnipa -. Si tratta ancora una volta della
vecchia ‘questione culturale’ per cui i dirigenti pubblici sono
poco avvezzi non tanto all’uso delle nuove tecnologie quanto
all’idea di amministrazione che c’è dietro al loro uso e che,
in questo caso, significa essenzialmente condivisione,
partecipazione. Solo partendo da una rivoluzione copernicana, dove
non è la PA con tutto il suo carico burocratico, bensì il
cittadino con i suoi bisogni, ad essere al centro dell’azione
amministrativa, si può continuare il cammino verso gli enti
2.0”.

Un cammino che le PA locali hanno intrapreso con successo. La
Regione Emilia Romagna coinvolge i cittadini nel
progetto RilFedeur per la riduzione del degrado urbano: una
piattaforma che permette agli utenti di segnalare le aree, offrendo
un pronto monitoraggio delle zone di intervento ma anche una
prospettiva sulla percezione del disagio da parte della
cittadinanza.
“Il Comune di Venezia è stato uno dei primi ad
usare tecnologie 2.0 per migliorare le perfomance amministrative –
spiega Michele Vianello, ex vicesindaco di Venezia
e attuale dg del Parco Scientifico Tecnologico
della città lagunare -. È attivo dal maggio 2008 Iris, il
servizio per la segnalazione della manutenzione urbana.  I
cittadini segnalano un problema, indicando su una mappa online il
punto di interesse  per poi inviarla via Web o via mms. Immediato
il riscontro da parte dell’ente, che indica sul sito l’ufficio
che ha in carico la segnalazione e lo stato di avanzamento nella
soluzione”.

Al di là dell’implementazione di progetti ad hoc di
partecipazione civica, va ricordata la presenza di molte  PA su
Facebook e Twitter. “Sono molti gli enti che nel tempo sono
sbarcati sui social network – rimarca Marzano -. Ma l’importante
non è tanto esserci quanto ‘come’ esserci, identificando una
strategia di comunicazione dove è ben chiaro il target a cui ci si
rivolge e nella quale sia rispettata la tempistica  veloce del
Web”. Velocità che, se generalmente garantita dalle Pal, manca
alle esperienze più centralistiche. Come quella dell’Intergruppo
parlamentare 2.0, il progetto bipartisan lanciato da alcuni
parlamentari con l’obiettivo di informare i cittadini su tutto
ciò che accade in Parlamento e metterli nella condizione di
commentare l’azione politica.
Il sito, però, non viene aggiornato dal 4 marzo.

“La PA 2.0 è un importante strumento per la riorganizzazione del
back office – ricorda Mauro Draoli, responsabile
Laboratorio di Sperimentazione di DigitPA -.
Attraverso tecnologie di condivisione si possono mettere in campo
strategie di collaborazione, sistematizzando le buone pratiche con
l’aiuto di soluzioni ad hoc”.
Si tratta dei groupware, una categoria di software che permettono
di  condividere archivi elettronici composti da informazioni
diverse. “Questi sistemi favoriscono la sinergia tra i membri del
gruppo, incrementando la produttività – puntualizza Draoli -.
Persone con competenze differenti  possono lavorare insieme allo
stesso progetto e controllarne ogni fase ”. In questo senso vanno
segnalati due progetti: un sistema di Wiki semantico per il
supporto al Gruppo di lavoro del Cnipa (ora DigitPA) sulle
ontologie nella PA e il forum del progetto di sviluppo delle
specifiche del Sistema di cooperazione applicativa –
“CollaboraPA” – per la collaborazione tra DigitPA e le
università.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati