Scontro Cgil-Teleperformance sui controlli. La Slc di Taranto ha annunciato una denuncia alla Procura della Repubblica per la decisione dell’azienda, attiva nel settore dei call center, di “utilizzare investigatori privati – ha osservato il sindacato – per controllare i dipendenti in malattia”. Per Paolo Sarzana, vicepresidente di Teleperformace “tutte le azioni svolte a favore di una migliore organizzazione aziendale sono sempre state effettuate nel pieno rispetto della legge, seguendo pertanto le disposizioni previste dalla normativa in materia”.
“Tutto questo è fuori legge e contrario alla normativa vigente, oltre che lesivo della privacy e della dignità dei lavoratori”, ribadisce con forza la Slc-Cgil.
Non è la prima volta che sindacato e azienda si scontrano. L’ultima volta – il 15 ottobre – l’oggetto del contendere erano gli esuberi. Allora la Slc denunciava possibili 3mila taglio se non fosse stato votato al più presto l’emendamento che applica la clausola sociale anche ai call center, contenuto nel nel ddl Appalti.
“Non è pensabile che come per Teleperformance si continui a chiedere sacrifici esclusivamente ai lavoratori. Il Governo traduca in fatti gli impegni presi o si assume di gestire 3.000 esuberi solo a Taranto Il Governo non sia complice dei padroni e approvi senza modifiche l’emendamento sulla clausola sociale dei call center”, spiegava il sindacato.
Ma in difesa della clausola sociale per i lavoratori dei call center si schierava anche la stessa multinazionale Teleperformance, aderente ad Assocontact. “Apprendiamo con stupore – diceva Teleperformance in una nota – le dichiarazioni dei responsabili della Slc-Cgil che ipotizzano 3.000 potenziali esuberi presso la sede della nostra società di Taranto, dove sono peraltro presenti circa 1.600 dipendenti”. Per Teleperformance, “tali affermazioni sono prive di ogni fondamento non solo in quanto auspichiamo che la norma proposta sulla clausola di salvaguardia sociale verrà salvagurdata ed approvata nella sua originale formulazione, come anche sostenuto dall’associazione nazionale delle imprese di servizi di contact center, l’Assocontact, ma anche a fronte della valutazione da parte della nostra società di una possibile uscita anticipata dalla strumento difensivo della solidarietà: nessun rischio esuberi”.