In tempi di tagli a 360 gradi alla spesa pubblica c’è ancora
spazio per rilanciare gli investimenti nelle reti? Anche dopo
l’iniziativa comune dei concorrenti di Telecom – Vodafone,
Fastweb e Wind – per il varo di una società delle reti, resta
l’interrogativo sul ruolo che potrà giocare il portafoglio
pubblico.
L’opposizione accusa il Governo di “inerzia”, la maggioranza
ipotizza strade alternative per evitare che passino altri anni e il
ritardo dell’Italia diventi irrimediabile. “Finora – ricorda
Luigi Grillo (Pdl), presidente della commissione
Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato – abbiamo aspettato che
intervenisse il Governo. Ma non è stato fatto a causa delle
evidenti difficoltà finanziarie. Grillo propone di cambiare
scenario: “L’85% delle opere di infrastrutturazione della banda
larga sono scavi, lavori edili. Con il sistema del project
financing le opere pubbliche che hanno una certa redditività
possono essere realizzate e gestite da privati. Chi ci impedisce di
dividere l’Italia in lotti funzionali? Il Governo fa un bando, i
privati ci mettono il 90% del capitale e si gestiscono la rete per
50 anni. Se Telecom o le altre aziende di Tlc non ce la fanno,
potrebbero farcela le imprese edili, le grandi imprese impegnate
nei lavori pubblici, per poi affittare la rete alle Tlc e alla
PA”
“La proposta Grillo? Non la conosco e detta così mi pare un
po’ estemporanea”, commenta Paolo Gentiloni
(Pd), ex ministro delle Comunicazioni del centrosinistra.
“Va bene invece l’iniziativa degli Olo e mi auguro che Telecom
raccolga la palla. Non c’è nessun ostacolo a un investimento
della Cassa depositi e prestiti per una società veicolo cui
partecipino i diversi operatori. Ci sono ostacoli parziali, come
l’atteggiamento di resistenza, comprensibile, di Telecom, ma se
il Governo non fosse totalmente televisivo non sarebbe complicato
finanziare in parte questa operazione. E non con fondi
pubblici”.
Scettico sull’idea lanciata da Grillo anche il deputato
leghista Jonny Crosio: “È abbastanza riduttivo fare un
ragionamento secondo cui per le Ngn o i nuovi sistemi tlc bisogna
solo fare uno scavo e mettere giù dei tubi. Abbiamo approvato una
risoluzione in commissione, a mia firma, che suggeriva
l’opportunità di privilegiare i grandi poli industriali. Le
nuove autostrade informatiche vanno messe all’interno di un
progetto Paese”.
Gli investimenti pubblici? Prima – osserva Crosio – serve “un
censimento sulle reti esistenti”. “Non serve continuare a
banalizzare, a dire mettiamo dei soldi, facciamo le reti: sì, ma
dove? Come?”. Quanto all’intervento degli Olo,
“l’iniziativa Vodafone-Fastweb-Wind è sicuramente
apprezzabile, sia dal lato economico che come progetto, mentre
lascia più perplessi la posizione di Telecom, che tende ancora
verso il monopolio sull’ultimo tratto”.
Secondo Luigi Vimercati (Pd), ex sottosegretario
del Governo Prodi, non tocca alla politica scegliere tra le
iniziative delle imprese di settore: “Il problema, al di là
delle scelte che il mercato vuole fare, è l’inerzia del governo.
Credo che il pubblico non debba sposare questa o quella soluzione.
Ma deve mettere il mercato in condizione di fare gli
investimenti”. Il piano Romani, ricorda Vimercati, “è rimasto
sulla carta, non si sono visti né 800 milioni né 8 euro: siamo al
palo mentre altri paesi hanno fatto investimenti significativi.
C’è un altro elemento che rende sconcertante l’inerzia del
governo: Mario Monti ha recapitato al presidente Ue Barroso il
documento sullo sviluppo del mercato unico europeo, indicando lo
sviluppo digitale come decisivo. Quindi nel nostro paese la
consapevolezza c’è, l’unico che non sembra sentire ragioni è
il viceministro Romani. Forse non dobbiamo dimenticare che il
ministro dello Sviluppo e quindi delle Comunicazioni è
Berlusconi”.
“Telecom Italia deve dare una risposta al Paese – sottolinea
Mario Valducci, presidente Commissione Trasporti e Tlc
della Camera -. La politica vuole una rete più moderna ed
efficiente. Finora non è stata in grado di realizzarla
autonomamente, ma non si può pensare che la nuova infrastruttura
nasca con i soldi pubblici ed è impensabile fare in Italia una
infrastruttura ex novo prescindendo dalla rete Telecom. I soggetti
interessati ci sono, oltre agli Olo c’è la Cdp, ci sono le
banche, ma è fondamentale il ruolo di TI. È il momento di fare
uno sforzo: per realizzare il 50% della rete, quella che interessa
l’area di mercato più importante, servono 5 miliardi, tre li
possono mettere a disposizione le banche, due i privati. Si può
fare in cinque anni”. All’opposizione che accusa il governo di
“inerzia” replica “Penso vada fatto un progetto più globale:
capire dove si vuole arrivare e in quanto tempo”.
Dal Corriere delle Comunicazioni