DDL APPALTI

Call center, è svolta: se cambia l’azienda, resta il posto lavoro

Approvato alla Camera l’emendamento al ddl Appalti che introduce la clausola sociale per gli addetti in outsourcing. Soddisfazione dei sindacati: “Atto importante sia per i lavoratori sia per le aziende di settore”

Pubblicato il 17 Nov 2015

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Via libera alla clausola sociale nei call center. La Camera ha approvato l’emendamento al Ddl Appalti – primi – primi firmatari i deputati Pd Cesare Damiano e Luisa Albanella – che stabilisce che, in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continuerà alle condizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro. Ora il testo passa al Senato per l’ok definitivo.

“In caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento, stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale – recita la norma emendamento – In assenza di specifica disciplina nazionale collettiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto adottato sentite le organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale”.

Per Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil, l’approvazione della norma ad ampia maggioranza sui cambi di appalto nei call center rappresenta un vero e proprio atto di discontinuità rispetto alle norme sul lavoro recentemente approvate.

“La decisione assunta da parlamentari del Pd e dal Governo di intervenire con una norma che metta fine alle gravi crisi occupazionali che si sono registrate negli ultimi anni, attraverso l’approvazione in commissione di una norma ad hoc, ha aperto una fase di riflessione interna a tutti i soggetti interessati – dice Cestaro – In questo modo anche Asstel, l’associazione che più ha avversato il provvedimento, ha ritenuto necessario aprire una stagione di confronto che ha portato alla condivisione di un emendamento che da un lato introduce certezza (il testo prevede che il rapporto di lavoro “continui” con il nuovo fornitore di servizi) e dall’altro assegna un ruolo fondamentale alla contrattazione”.

Il testo approvato oggi dall’aula della Camera è il frutto di un lavoro congiunto tra i soggetti interessati, committenti, aziende fornitrici del servizio e organizzazioni sindacali, “che trova il giusto punto di equilibrio su una vicenda che ha visto consumarsi vere e proprie tragedie per migliaia di lavoratrici e lavoratori – spiega il sindacalista – situazioni che si sarebbero potute evitare se Asstel avesse accettato fin da subito di partecipare attivamente al tavolo triangolare da tempo avviato dal Governo su nostra richiesta”.

“La politica e il Governo hanno svolto il loro ruolo di soggetti preposti a regolamentare il mercato e lo hanno fatto coinvolgendo tutti i soggetti interessati portandoli a trovare una soluzione condivisa, migliore condizione per permettere alla contrattazione di sfruttarne del tutto le opportunità: ciò dovrebbe confermare la validità e l’efficacia del confronto tra il Governo e le Parti Sociali- prosegue – Le lavoratrici e i lavoratori, una volta approvata la norma in via definitiva dal Senato, potranno finalmente sentirsi lavoratori “normali” non soggetti a rischio continuo di vedersi recapitare lettere di licenziamento per meri interessi speculativi legati ai cambi di appalto”.

Per la Cgil anche il mercato ne trarrà un indubbio beneficio. “Da oggi le gare saranno vinte dalle imprese in grado di offrire migliore qualità e efficienza, disponibili quindi a investire in innovazione e ricerca, e non da quelle che in maniera spregiudicata vincevano unicamente attraverso la compressione dell’occupazione, dei salari e dei diritti”, conclude Cestaro.

Soddisfatta anche la Uilcom. “Quello approvato oggi è un provvedimento di grande significato politico per il quale la Uilcom si è fortemente battuta che certamente segnerà un elemento di svolta positivo in un settore, quello dei call center in outsourcing, particolarmente colpito fino ad oggi dalla mancanza di regole – si legge in una nota – Abbiamo messo in campo ogni tipo di sforzo in questi ultimi anni, a partire da quanto fatto per l’approvazione dell’art. 24bis, restato però largamente inapplicato, per passare a ben due scioperi nazionali dei call center. Ora finalmente la clausola sociale può rappresentare un giusto punto di equilibrio e di regolamentazione”.

“La clausola approvata porterà ad un nuovo modello di gestione delle commesse sia pubbliche che private restituendo maggiore dignita’ al lavoro e alle professionalità ,oltre a garantire servizi di qualità ai cittadini – commenta Vito Vitale, segretario generale della Fistel – La contrattazione diventa centrale per inserire nei contratti le garanzie sociali e sarà uno dei temi importanti del rinnovo del contratto di lavoro delle telecomunicazioni”. Per Vitale adesso “è necessario che il Governo faccia rispettare la legge sulle delocalizzazioni (24bis legge Fornero), per evitare che per sfuggire al rispetto della clausola contrattuale o all’intervento del Ministero del Lavoro, le aziende imboccano la strada delle delocalizzazioni che francamente sarebbe inaccettabile”.

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