Gli antichi interrogavano le stelle, noi non interroghiamo i
satelliti. Assolto il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli per
la strage di Nassirya. In precedenza erano stati assolti Vincenzo
Lops e Bruno Stano, comandanti del contingente rispettivamente fino
a un mese prima e durante la strage.
Le assoluzioni certificano che l’investigazione della procura fu
sgangherata. Solo in dibattimento, grazie a una perizia voluta
dalla difesa, si è appurato che l’esplosivo della strage
ammontava a quattro tonnellate, dieci volte le “congetture”
della procura, che stimò quattro quintali. Gli esiti tecnici
d’un tale errore svelano la qualità e l’affidabilità della
nostra intelligence, diretta dal generale Nicolò Pollari. Come fu
possibile per i terroristi approntare in zona di guerra tali
quantità di esplosivo, portandolo sull’obiettivo senza allertare
la nostra intelligence? Se ciò fosse agevole, non ci sarebbe
contingente in Iraq e in Afghanistan che potrebbe resistere più
d’una settimana. Vi sarebbero almeno un’altra mezza dozzina di
domande che giustifichino la riapertura di un’inchiesta, ma non a
carico dei tre assolti.
La scarsa dimestichezza della magistratura militare con la
tecnologia rifulge anche per altri versi.
Su Nassirya è logico attendersi una sorveglianza satellitare con
immagini in HD, su un campo di osservazione più ampio di quello
devastato. L’esame di queste riprese avrebbe potuto fornire
risposte sull’autocisterna carica con quattro tonnellate di
esplosivo. Le possibilità sono due: o i fotogrammi ci sono e non
li si vuole esibire o nessuno ha voluto la sorveglianza
satellitare. Una prova che crimine e idiozia sono parenti stretti.