«Grazie e congratulazioni all’Italia per lo straordinario lavoro svolto nell’elaborare la carta dei diritti in Internet».
E’ con queste parole che Fadi Chehadé, Presidente e CEO di ICANN, l’ente responsabile di buona parte della governance della Rete ha salutato la presentazione della Dichiarazione dei diritti in Internet elaborata dalla Commissione parlamentare istituita dalla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini nel luglio del 2014, nel corso dell’Internet Governance forum da poco conclusosi in Brasile a Joao Pessoa. “Il vostro Paese – ha aggiunto il numero uno di ICANN – dando vita all’internet bill of rights, si candida ad essere il campione europeo dei diritti fondamentali online e segna una strada che, ora, è auspicabile gli altri Paesi del vecchio continente seguano nel metodo e nel merito”.
A presentare la Dichiarazione dei diritti in Internet ci ha pensato Stefano Rodotà, Presidente della Commissione che ha elaborato la Carta. E a Fadi Chehadé, a Joao Pessoa, ha fatto eco la World Wide Web Foundation, presieduta da quel Sir Tim Berners Lee che è uno dei padri del web e che, da anni, si dice convinto dell’esigenza di una Internet Magna Charta, una Carta dei diritti fondamentali online. Nnenna Nwakanma – nata in Costa d’Avorio ma cittadina del web, come non si è stancata di ripetere -, rappresentante della World Web Foundation all’Internet Governance Forum, infatti, ha ringraziato più volte l’Italia per il lavoro svolto anche se, poi, dal suo osservatorio privilegiato, ha ammonito: “Scrivere ed adottare, in Parlamento, l’Internet bill of rights è stato importante ma è solo l’inizio di un lungo cammino.
La vera sfida, ora, è farlo leggere, capire, diffonderlo ed implementarlo in una dimensione globale”. Naturalmente ha ragione lei. La Dichiarazione dei diritti in Internet adottata lo scorso luglio dalla Commissione istituita presso la Camera dei Deputati ed appena trasformata in una mozione parlamentare, lungi dal rappresentare un punto di arrivo, costituisce solo un punto di partenza. Il difficile viene ora e la palla passa al Governo che potrebbe – ed è questo l’invito arrivato dalla comunità internazionale – farsi promotore dei contenuti della dichiarazione in Europa, con l’obiettivo di renderla la base sulla quale costruire una Carta o una dichiarazione, almeno europea, dei diritti fondamentali in Rete.