SICUREZZA

Obama striglia l’industria hi-tech: “Troppa privacy online avvantaggia il terrorismo”

Le tecnologie di encryption rischiano di diventare un’arma nelle mani degli attentatori occultandone le comunicazioni. Il presidente Usa valuta una legge per chiedere alle aziende di decifrare i codici

Pubblicato il 18 Nov 2015

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Gli attentati di Parigi riportano alla ribalta un dibattito su cui aziende hi-tech e politica si scontrano negli Stati Uniti da alcuni anni: proteggere i messaggi degli utenti con una potente cifratura è lecito ora che i terroristi sfruttano a proprio vantaggio quelle stesse tecnologie di encryption che molti colossi di Internet usano per salvaguardare la privacy? Insomma, mentre diverse aziende Usa, come Apple e Google, stanno adottando sistemi di cifratura più sofisticati per proteggere i loro clienti dagli hacker e dalle intrusioni dell’intelligence (come quelle dell’Nsa svelate da Edward Snowden), i terroristi probabilmente usano gli stessi sistemi per rendere le loro comunicazioni invisibili alle forze di polizia.

L’amministrazione Obama aveva indicato lo scorso mese che non era il momento di far passare una legge ad hoc per costringere le aziende hitech a decodificare i loro messaggi a uso e consumo delle forze dell’ordine. Si tratta infatti di un provvedimento che l’industria osteggia fortemente: Apple, Google e altri colossi di Internet hanno incrementato le difese sulle comunicazioni scambiate dai loro utenti per proteggerle dalle “spie” dell’Nsa e da altre intrusioni. Tuttavia, le agenzie di intelligence sia in Europa che negli Usa si interrogano adesso su come il terribile attacco di Parigi, condotto su più fronti, sia stato progettato e attuato senza poter essere rilevato in anticipo e Obama e i suoi alleati nel Congresso sono tornati a esigere uno stop alla proliferazione della cifratura sui messaggi.

L’industria hi-tech e i paladini della privacy sono convinti che l’encryption offra ai consumatori la miglior difesa contro gli hacker e la sorveglianza ingiustificata. Tuttavia, le forze di polizia si lamentano di non poter leggere i messaggi di eventuali terroristi o sospetti criminali, a volte anche in presenza di un’ingiunzione del tribunale.

John Brennan, direttore della Cia, ha dichiarato all’indomani degli attentati di Parigi che ci sono molte “tecnologie oggi disponibili che rendono estremamente difficile scovare certe informazioni, sia dal punto di vista tecnico che legale, e questo impedisce ai servizi di intelligence e di sicurezza di raccogliere gli elementi di cui hanno bisogno”. E’ dunque ora che Europa e Stati Uniti “si chiedano se non siano state prodotte delle falle, intenzionali o no, nella capacità dell’intelligence e della security di proteggere le persone”.

Dianne Feinstein, senatrice della California e leader dei Democratici americani nel Senate intelligence committee, ha duramente attaccato l’industria hitech dicendo di essersi recata in Silicon Valley e di non aver ottenuto nessuna collaborazione: “Se create un prodotto che permette a dei mostri di malvagità di comunicare allo scopo di decapitare bambini, colpire persone innocenti, allo stadio o al ristorante, o abbattere un aereo, abbiamo un grande problema”.

Adam Schiff, Democratico dell’House intelligence committee, chiarisce che le indagini non hanno ancora dimostrato che i terroristi in azione a Parigi abbiano usato comunicazioni cifrate ma ha sottolineato il problema rappresentato da comunicazioni che sfuggono a ogni radar. “Un attacco così grande, così sofisticato, con così tanti attori e dispositivi, doveva essere in qualche misura visibile. Invece nessuno si è accorto di niente”, ha osservato.

Da oltre un anno l’Fbi mette in guardia sul rischio rappresentato dalla disponibilità di tecnologie di encryption. Lo scorso mese il direttore del Bureau James Comey aveva detto che l’amministrazione Obama non avrebbe cercato di rimediare con una legge ad hoc, ma di trattare con l’industria – anche perché, hanno riportato i media americani, il Congresso era incline a bocciare una legge del genere. Alla luce degli attentati di Parigi, però, il clima ostile potrebbe essersi trasformato in una propensione a mettere forti paletti all’encryption negli interessi della lotta al terrorismo.

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