Il senso di Renzi per la fibra di Enel

Gli investimenti della società elettrica nel broadband sono visti con favore a Palazzo Chigi. Li si ritiene una spinta utile ad accelerare la diffusione della banda ultralarga

Pubblicato il 18 Nov 2015

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Questa mattina a Londra c’è stata la prima “uscita pubblica” ufficiale in cui l’ad di Enel Francesco Starace ha parlato della costituzione di una società per la realizzazione di una rete in fibra ottica con l’obiettivo di portare la banda larga nelle aree C e D, quelle a fallimento di mercato. Senza però escludere, anzi, le zone A e B, dove gli operatori di telecomunicazioni andranno anche da soli, senza gli incentivi pubblici. Non a caso Starace ha detto di non porsi limiti territoriali: “Potenzialmente potremmo arrivare in tutta Italia”. E possibilmente anche all’estero nei Paesi dove Enel è presente, come del resto avevamo anticipato proprio su CorCom.

Starace ha parlato di “nuove opportunità di business”. In altre parole, la sua scelta non va letta come un correre incontro al governo che vuole accelerare sulla banda ultralarga (è stato criticato proprio per questo), bensì di realizzare una infrastruttura fruttuosa innanzitutto per l’azienda. L’amministratore delegato di Enel immagina la costituenda società (affidata a Tommaso Pompei) come un’occasione per allargare il perimetro dei ricavi e la redditività del gruppo nell’ambito di quella trasformazione societaria di cui ha parlato anche oggi a Londra.

Previsioni e numeri Starace non ne ha fatti, rinviando all’anno prossimo il primo bilancio dell’iniziativa. Tuttavia, qualcosa potrà cominciare a chiarirsi a breve, probabilmente già entro la fine di questo mese, quando Enel presenterà il primo business plan ai potenziali partecipanti all’avventura. “Tutti sono i benvenuti”, ha detto Starace. Vodafone, Wind e Metroweb si sono già mostrati più che interessati. Le utilities elettriche presenti nelle maggiori città dove Enel non opera con una propria rete elettrica stanno anch’esse valutando l’iniziativa.

Fastweb e Telecom tacciono. E si capisce. Entrare nella società delle fibra con Enel significa rinunciare all’esclusività delle loro reti di accesso. Un salto mortale, di fatto. Ma rimanere fuori, se si dimostrerà che il business elettricità-fibra avrà senso economico e tecnologico, significa rischiare di perdere comunque il monopolio dell’accesso e di essere tagliati fuori da una soluzione tecnologica meno cara del tradizionale FTTH e più performante dell’FTTC. Anche se, alla fine, a decidere saranno i consumatori.

E il governo? Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, ha in più occasioni manifestato il suo placet al ritorno dell’Enel nelle telecomunicazioni, stavolta come posatore di fibra spenta invece che da operatore come ai tempi dell’allora controllata Wind. Lo ha ribadito anche oggi.

Dal punto di vista di Giacomelli la mossa dell’Enel rappresenta la possibilità accelerare i tempi di diffusione della rete ultrabroadband, in particolare nelle aree marginali. Una convergenza di intenti: l’Enel fa il suo business, il governo incassa la possibilità di raggiungere gli obiettivi di Agenda 2020 che, è l’opinione del governo, i piani di investimento di Telecom Italia non garantiscono.

Matteo Renzi ci tiene. Il dossier ultrabroadband è entrato prepotentemente nel mirino del presidente del Consiglio. Si era mostrato molto attento sin dall’approdo a Palazzo Chigi come ha dimostrato l’enfasi data a Digital Venice, primo evento internazionale gestito in occasione del semestre italiano di presidenza europeo.

Per circa un anno la parola è poi passata ai tecnici che hanno messo a punto i vari piani, sino all’approvazione dei fondi Cipe: 2,2 miliardi destinato a colmare il digital divide infrastrutturale. Ma ora Renzi vuole correre e presentarsi al Paese come il presidente del Consiglio che ha colmato il digital divide delle infrastrutture digitali riportando l’Italia in testa alle classifiche. I piani di Telecom Italia non lo convincono per velocità e qualità. Gli esiti della recente consultazione sui progetti di scavo degli operatori hanno ulteriormente rafforzato questa convinzione. Ora si è mosso Starace. Ed ecco spiegato il senso di Renzi per la fibra di Enel, per parafrasare un film di successo di qualche anno fa.

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