Apple incoronata da Amnesty International come azienda tecnologica più impegnata nei controlli sulla provenienza e la lavorazione dei materiali necessari per la fabbricazione dei suoi prodotti. Emerge dall’ultimo rapporto “Time to Recharge” che evidenzia però che nel complesso la “maggior parte” dei colossi tech e dell’auto “non fa abbastanza” per combattere lo sfruttamento dei minori nella filiera delle materie prime.
Incentrato sugli abusi dei diritti umani nella Repubblica democratica del Congo che alimentano il commercio globale di cobalto, fra le materie prime impiegate nelle batterie agli ioni di litio, il documento stilato da Amnesty evidenzia anche che da aziende come Microsoft, Lenovo e Renault sarebbero stati fatti i progressi minori. Bene invece Apple: “A inizio anno è stata la prima compagnia a pubblicare i nomi dei suoi fornitori di cobalto”, spiega Amnesty, ed è la società più “responsabile” su questo fronte. “Segnali positivi” anche da Dell e HP.
Sulla sostenibilità delle materie prime la compagnia di Cupertino viene promossa anche dalle classifiche di Enough Project, che prende in esame le 20 maggiori aziende di elettronica di consumo e gioielleria al mondo valutandone l’impegno a supportare un commercio “conflict-free” e garantire che i loro prodotti non siano collegati ad abusi nella Repiubblica Democratica del Congo. Apple figura prima, seguita da Google, HP, Microsoft e Intel.