La Francia liberalizza l’industria delle scommesse sportive e
ippiche online, rompendo un monopolio che data addirittura al 16mo
secolo. Il governo ha bisogno di rilanciare un business dominato
dai player stranieri, e sceglie un momento quanto mai opportuno: la
vigilia dei Mondiali di calcio, che sicuramente farà salire anche
la febbre del gioco. Parigi risponde però anche alle richiese
della Commissione europea, che spinge per la liberalizzazione dei
monopoli nazionali sul gambling online.
Ad oggi sono state assegnate 17 licenze a 11 operatori, tra cui
l’austriaca Bwin, la BetClic Enterprises di Malta e Iliad Games,
filiale dell’operatore telefonico, come reso noto dall’ente
regolatore francese Arjel. Ciò autorizza da subito le scommesse
sui cavalli e sugli sport, mentre il via libera per il poker online
arriverà a fine mese, con un numero limitato di licenze. Chi opera
senza licenza rischia pesanti multe.
In Francia, tutte le lotterie fanno capo alla società pubblica
Française des Jeux, o FdJ, mentre le scommesse ippiche sono
gestite da Pari Mutuel Urbain, o Pmu. Alcuni casino privati possono
proporre giochi d’azzardo come la roulette o giochi d’abilità
come il poker. Negli ultimi anni tuttavia il sistema del monopolio
statale è stato messo a dura prova dal fiorire di aziende delle
scommesse online straniere.
Quando FdJ ha cominciato a portare le scommesse sportive su
Internet, nel 2002, si è scontrata proprio con la concorrenza dei
rivali esteri favorite dal sistema fiscale dei loro Paesi. Così il
monopolio statale è riuscito a guadagnarsi solo il 5% del market
share in Francia, su un mercato che vale 1 miliardo di euro,
secondo Jean-François Vilotte, presidente dell’Arjel. Di qui la
decisione di liberalizzare il mercato, regolarlo e combattere i
siti web illegali. L’esempio viene dall’Italia, prima ad aver
rilasciato licenze per operatori privati, e caso di successo in
Europa.
Per Vilotte, le entrate delle scommesse sportive online
raddoppieranno nei prossimi tre anni, ma gli analisti avvertono: la
Francia potrebbe non essere una miniera d’oro per gli operatori.
Il motivo? Tasse alte (l'imposta totale sulle scommesse
sportive è dell’8,8%, contro il 3,8% dell’Italia) e una
liberalizzazione a metà: i giochi da casino, come la roulette,
restano vietati su Internet, eppure sono un segmento del mercato
molto redditizio.