ITALIAN DIGITAL DAY

Soru: “Un motore italiano, non diventiamo schiavi di Google”

Il fondatore di Tiscali e poi di Istella mette in guardia dai rischi di un mercato controllato al 98% da un solo soggetto. Proprio mentre si apre l’era dei big data

Pubblicato il 21 Nov 2015

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“Non può esserci un solo motore di ricerca, americano, che controlla ben il 98” del mercato del search in Italia e il 95% in Europa: non è né naturale né prudente affrontare così il futuro del digitale”. È il monito lanciato all’Italian Digital Days di Venaria Reale da Renato Soru che dopo avere fondato Tiscali è ora impegnato in una nuova avventura di innovazione, quella di Istella, il motore di ricerca made in Italy.

Certo, Istella nasce con spalle finanziarie e tecnologiche assai più fragili che non quelle di Big G, ma il “motore italiano” già comincia ad essere utilizzato dalle aziende ed è a disposizione anche dei consumatori. Al punto che “siamo già uno dei più importanti archivi di big data in Europa”.

L’Europa deve pensare seriamente, sostiene Soru, a giocare un ruolo in prima persona nella gestione dei dato perché è necessario saper “competere con le grandi piattaforme mondiali”. Non si tratta solo di raccogliere informazioni ma di padroneggiarle, di saperle gestire, di sapere trarne valore, di trasformarle in nuovi servizi. “Si tratta di creare saperi e capacità nuovi”.

Secondo Soru, ci vuole una collaborazione fra le imprese e le molte intelligenze esistenti nel Paese a partire dalle Università”. Così si potranno creare valore e posti di lavoro. “Posti di lavoro buoni e sicuri perché nasceranno capacità di creare e innovazione, permettendo alle famiglie e alle città di crescere”.

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