Borghi: “Segnali positivi da Venaria, ma serve coinvolgere gli enti locali”

Il presidente nazionale Uncem: “Visibile la strategia per rendere competitivo il Paese, però i piani centralizzati mostrano spesso lacune. Dobbiamo partire dalla riduzione del divario tra aree urbane e zone interne”

Pubblicato il 24 Nov 2015

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“Il lancio del programma nazionale Italia digitale ha il merito, per volontà in primis del nostro Presidente del consiglio, di disegnare un futuro dove la tecnologia sarà uno strumento per rendere migliore e più competitivo il Paese”. Ne è convinto Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna e presidente nazionale Uncem, che è tornato sull’Italian Digital Day di Venaria andato in scena sabato plaudendo l’iniziativa ma criticando l’assenza di alcuni temi.

“Si parte dalla scuola, si affrontano i temi dell’infrastruttura e dei servizi da veicolare, ma è preoccupante un’assenza: il territorio con i suoi enti locali, in particolare le aree interne, le aree marginali del paese, Alpi e Appennino in primo luogo, dove la sofferenza per il divario digitale oggi è fortissima” ha spiegato Borghi secondo il quale bisogna partire da “come riduciamo, con le moderne tecnologie, con la banda larga, i servizi informativi, l’uso di smartphone e app per dialogare con PA e comuni, il divario tra zone urbane e zone interne”. Secondo l’onorevole è fondamentale che la politica faccia la sua parte nella partita del digitale e intervenga per indirizzare le nuove sfide, ovvero capire “se banda larga e connessioni ad alta velocità saranno veicolate anche nelle ‘zone bianche’, a fallimento di mercato e se la misurazione, la dimensione di questo impegno, è basata su estensione del territorio o sulla popolazione”.

Un punto rispetto al quale i piani di Agid e della Presidenza del consiglio devono coinvolgere operativamente regioni e comuni attraverso le Unioni Montane. “I piani centralizzati hanno dimostrato su altri temi tutte le loro lacune e inesattezze. Ciascuna Regione ha previsto di investire il 10% delle risorse dei Por Fesr e del Por Feasr sulla digitalizzazione, servizi e infrastrutture. Per il Piemonte stiamo parlando di quasi 90 milioni di euro. Non possiamo perdere tempo”.

Rispetto al piano di Enel Borghi ritiene prioritario che sia la energy company a “coordinare gli interventi” perché “portare fibra ottica e non ‘accenderla’ come avvenuto nelle aree montane negli ultimi cinque anni è grave, un improprio uso di risorse della collettività”. In sostanza, secondo il presidente dell’Intergruppo parlamentare bisogna “evitare che quanto detto sabato a Venaria da imprese, associazioni, amministratori pubblici, restino parole in un cloud destinate a non entrare mai in software e hardware del nostro Paese”.

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