Il Cda di Telecom Italia ha integrato l’ordine del giorno dell’assemblea dei soci, fissata per il 15 dicembre, accogliendo le richieste del socio di maggioranza relativa Vivendi , che aveva chiesto di nominare Arnaud de Puyfontaine (ceo della stessa Vivendi ), Stephane Roussel, Hervé Philippe e Felicité Herzog quali nuovi amministratori del gruppo di tlc italiano.
I soci di Telecom saranno pertanto chiamati a esprimersi prima sull’allargamento del board da 13 a 17 componenti e successivamente sulla nomina dei nuovi consiglieri. Nel rispondere agli investitori istituzionali, che avevano espresso le proprie riserve sulla richiesta di Vivendi , il cda di Telecom ha replicato che, pur ritenendo che “un numero di consiglieri compreso tra 11 e 13 viene tuttora considerato congruo e adeguato”, la richiesta del socio francese è “legittima” e che “l’idoneità dei candidati appare indiscutibile”.
Gli azionisti saranno inoltre chiamati a deliberare sulla rideterminazione del compenso del consiglio (Vivendi ha chiesto che i quattro nuovi abbiano la stessa remunerazione dei consiglieri in carica) e la deroga al divieto di concorrenza.
Queste deliberazioni, ha precisato in una nota la società presieduta da Giuseppe Recchi, “saranno assunte con il voto favorevole della maggioranza assoluta (oltre la metà) delle azioni presenti in assemblea. A questo riguardo il consiglio di amministrazione di Telecom ha fatto presente che “l’astensione produce effetti equivalenti al voto contrario”. Eventuali proposte alternative a quelle di Vivendi saranno sottoposte al voto assembleare in successione (previa valutazione da parte del presidente dell’assemblea in ordine alla loro compatibilità con l’ordine del giorno) “solo in caso di mancata approvazione” delle proposte di Vivendi , “che saranno messe in votazione per prime”.
La nomina dei nuovi consiglieri non avverrà infatti attraverso il voto di lista. Anche per questo il cda del gruppo telefonico nella relazione ai soci ha auspicato che “l’assemblea assuma una posizione quanto più condivisa”.
Ma sull’assemblea di Telecom Italia incombe l’incognita di Xavier Niel, scrive il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano Vivendi avrebbe preferito meno clamore intorno alla sua decisione di fare ingresso nel cda Telecom che appare più che legittimo visto il 20% che ha in portafoglio e che, allo stato, ne fa il primo azionista.
Vivendi sarebbe potuto entrare nel board di Telecom chiedendo il rinnovo anticipato di un consiglio espresso quando l’azionista di riferimento era un altro (Telco) e correndo dunque per aggiudicarsi i due terzi dei posti che oggi lo statuto assegna alla lista più votata. Ma il gruppo francese ha preferito utilizzare l’assemblea di metà dicembre, l’esito della quale -sottolinea il giornale- se non interverrà prima un accordo di compromesso, è comunque aperto. La principale incognita è rappresentata da Niel.
E’ vero che la sua posizione lunga del 15,1% è trasformabile in azioni solo sul 10% e a partire dal giugno dell’anno prossimo. Ma nulla vieta che i contratti possano essere rinegoziati: secondo gli operatori del settore, la spesa per convertire le opzioni da europee (a data fissa) in americane (sempre esercitabili) non sarebbe poi proibitiva. Niel, conclude il quotidiano, potrebbe cioè riuscire a tenere le carte coperte fino all’ultimo minuto e presentarsi in assemblea. Se c’è un disegno nella strana “scalata potenziale” del patron di Iliad, le sorprese non possono essere escluse.