Horizon 2020: boom di progetti italiani, ma pochi ottengono finanziamenti

Il nostro Paese è terzo per numero di innovazioni presentate, ma fatica nel convincere l’Ue a investirci risorse. Elettronica e elettrotecnica all’avanguardia: più del 50% delle aziende innova. Anie Confindustria: “Accelerare su ricerca e sviluppo, il bando è un’occasione irripetibile”

Pubblicato il 04 Dic 2015

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Si festeggia oggi la quattordicesima giornata della ricerca Confindustria. All’evento ha partecipato anche Anie, la federazione dell’associazione che rappresenta le imprese elettroniche ed elettrotecniche, cercando di alzare il livello di attenzione sulle opportunità di finanziamento in ricerca e sviluppo offerte dal programma europeo Horizon 2020.

Un momento di riflessione che ha coinvolto anche Sts Deloitte, partner dello Sportello ricerca di Anie operativo da novembre 2014. Proprio lo strumento di supporto alle aziende associate ha tracciato un primo bilancio della propria attività che proseguirà attivamente proprio in riferimento ai 16 milioni di euro messi a disposizione dall’iniziativa dell’Ue.

In meno di un anno, sono stati aperti 12 sportelli aperti, alcuni dei quali hanno già raggiunto la fase di presentazione ufficiale per la richiesta di un finanziamento totale di circa 5 milioni di euro, mentre altri sono impegnati nella finalizzazione delle domande.

Un format che ha coinvolto sia Pmi sia filiali italiane di multinazionali dell’industria elettrotecnica ed elettronica. I progetti si sono concentrati sui temi dell’automazione, dell’energia e delle smart grid, dell’illuminazione e del metering.

L’obiettivo degli sportelli pensati da Anie puntano a invertire il trend della progettualità italiana, che a livello internazionale stenta a decollare. Secondo i numeri del Settimo Programma Quadro Europeo (2007-2013) il tasso di successo delle proposte made in Italy si ferma al 18%, con una concentrazione geografica delle case history vincenti nelle grandi città.

I primi numeri su Horizon 2020, invece, raccontano di un’Italia terza per numero di progetti presentati, ma ventesima per progetti accettati. Segno che nel nostro Paese le idee innovative ci sono, ma forse non riescono a individuare i canali più adatti ad esprimersi.

Le aziende associate ad ANIE dimostrano comunque di essere particolarmente sensibili all’importanza di ricerca e innovazione, in cui investono mediamente il 4% del fatturato totale, con punte vicine all’8% in comparti ad alta tecnologia. Tanto per rendere l’idea, la stessa quota nel manifatturiero italiano è appena dell’1%.

Nemmeno la crisi degli ultimi anni ha frenato la vocazione alla ricerca e infatti, nel periodo 2008-2014, l’industria elettrotecnica ed elettronica italiana ha registrato una crescita media annua della spesa in R&S pari al 3%. Anche una recente indagine della Commissione Europea rivela che le imprese innovatrici in questo comparto sono più del 50%.

“Se è vero che nel passato la partecipazione delle imprese italiane ai Programmi quadro comunitari è stata inferiore alla media europea, emergono oggi segnali incoraggianti – ha commentato Pietro Palella, vicepresidente ANIE per la ricerca e l’innovazione –. Speriamo che gli strumenti messi a disposizione da ANIE per le aziende associate, uniti a opportunità come il credito d’imposta per gli investimenti in R&S e il recente Patent box, siano di stimolo per la crescita del nostro settore”.

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