Ormai è chiaro come la quarta rivoluzione industriale sarà profondamente segnata dall’ingresso definitivo nel sistema produttivo dei CPS (Cyber Physical Systems), un network di oggetti intelligenti che va dalle macchine di precisione ai dispositivi che le controllano fino ai sistemi di deposito e controllo dei dati. Il tutto reso “smart” dalla capacità di questo network nello scambiarsi dati, informazioni e messaggi in modo autonomo, attivandosi e controllandosi a vicenda in modo indipendente.
Si chiama Industria 4.0 e rappresenta il futuro della manifattura mondiale. Già oggi sta determinando quali Paesi usciranno vincenti, a livello industriale, dalla crisi globale e quali invece resteranno fanalino di coda. Non a caso, infatti, è stato uno dei temi più cari agli attuali governi sia negli Stati Uniti sia in Germania, con una forte spinta centrale anche in India e in Cina.
E in Italia? Il potenziale è alto ed il Governo ne è ben consapevole, dato che sta valutando l’impatto di un investimento nella Manifattura 4.0 compreso tra gli 8 e i 10 miliardi. Ma è sufficiente investire denaro, senza avere linee guida precise e senza aver creato il clima culturale adatto a far comprendere al mondo produttivo Italiano dove e come passerà il futuro? Considerando che le stesse Pubbliche Ammistrazioni non sembrano ancora pronte a recepire il cambiamento in arrivo, la risposta è inevitabilmente no.
Negli ultimi giorni tuttavia dall’universo della politica qualcosa si è mosso in senso concreto. L’Intergruppo parlamentare per l’innovazione infatti ha presentato una serie di emendamenti, per favorire la diffusione e l’implementazione dell’Internet of Things (IoT), all’interno della Legge di Stabilità. Un primo passo, ovviamente non ancora sufficiente, ma importante per dare un segnale.
Quale? Il segnale più forte è che non solamente i big player devono rientrare nel piano della Manifattura 4.0. Il tessuto industriale italiano è impregnato del sudore delle innumerevoli PMI che lo compongono e che ci hanno permesso fino ad oggi di essere il secondo Paese in Europa per percentuale del comparto manifatturiero sull’economia nazionale, subito dopo la Germania. Negli emendamenti presentati, che prevedono un ammortamento non solo su macchinari IoT e automatizzati, ma anche su tutto il processo di implementazione, manutenzione, installazione e consulenza, è chiara la volontà di semplificare la vita ai più piccoli. Il tutto creando un circolo virtuoso in modo orizzontale.
È questo il principio base da seguire per favorire l’Industria 4.0: plasmandola sul contesto industriale Italiano. Esistono sicuramenti numerosi ostacoli: infrastrutture e banda larga carenti, problemi di standardizzazione delle reti e dei sistemi IoT, tutela della privacy. Da un punto di vista di cultura dell’innovazione però il problema più grande è includere e facilitare le Pmi in questo sistema 4.0. Solo favorendo a queste ultime l’accesso e permettendo loro di comprendere i vantaggi che comporta l’automazione del futuro, potremo ragionare su un piano nazionale di Manifattura 4.0.