SOCIAL SUMMIT

Göteborg, Gentiloni: “Formazione leva di crescita nella gig economy”

Il presidente del Consiglio al Social Summit sul futuro dei sistemi del welfare europeo, oggi in chiusura: “Equità e diritti inscindibili da scelte economiche e industriali orientati allo svluppo del Paese”

Pubblicato il 17 Nov 2017

r. c.

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Niente welfare se non si consolida la crescita con attente politiche macroeconomiche in grado di agganciare il futuro della gig economy. E’ il senso del messaggio lanciato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nell’intervento all’European Social Summit di Göteborg sul futuro dei sistemi di welfare europeo (nella foto fra il presidente della Commissione Ue Jean Claude Junker e il premier svedese). “In Italia – ha detto Gentiloni -, abbiamo perso un milione di posti di lavoro tra il 2010 e il 2013 e avuto più o meno un milione di nuovi posti di lavoro dal 2014 al 2017. Si può discutere sulla qualità di questi nuovi posti di lavoro, ma questa è crescita economica. Quindi prima di tutto abbiamo bisogno di politiche economiche per la crescita”. La priorità ora è favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro attuando contemporaneamente un “bilanciamento dei diritti dei giovani e degli anziani”.

Decisivo il consolidamento a livello europeo di politiche macroeconomiche favorevoli alla crescita avviando un dibattito sull’equilibrio fra generazioni nel mercato del lavoro: paradigmi cruciali per procedere con il “dialogo sociale” a livello europeo. Riflettori n particolare sulla formazione, elemento “centrale nella gig economy del futuro”.

Nel 2050 l’Europa avrà il 40% della popolazione over 65 anni, “quindi l’equilibrio tra i diritti dei giovani, donne e anziani, specialmente nel nostro paese – dice il premier -, resta una questione chiave”. Attenzione però, ha avvertito: successi e regole sui diritti sociali nella Ue “non sono acquisite una volta per tutte” come ha dimostrato la crisi economica degli ultimi anni “e come dimostrano gli effetti della rivoluzione tecnologica in corso”. Perché è impossibile “separare il pilastro sociale dalle scelte macroeconomiche. Senza crescita, creazione di posti di lavoro e investimenti non ci sarà mai una vera equità”.

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