LA BATTAGLIA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Vivendi dichiara guerra al cda di Telecom Italia

All’assemblea di martedì 15 si asterrà sulla conversione delle azioni di risparmio proposta dal cda: “Prezzo non congruo e avrebbero dovuto consultarci prima. Situazione sempre più incerta ed incandescente.

Pubblicato il 11 Dic 2015

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Mossa a sorpresa di Vivendi nella contesa per avere suoi rappresentati nel cda di Telecom Italia:

il principale azionista del gruppo Tlc (con poco più del 20%) ha annunciato che nell’assemblea di martedì si asterrà dal voto sulla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie.

Ciò significa che l’approvazione della proposta avanzata unanimemente dal cda, che pareva quasi scontata, a questo punto diventa altamente improbabile. Per passare, infatti, la conversione deve ottenere i due terzi dei voti favorevoli. Anche pensando ad una presenza record in assemblea superiore al 60% del capitale (ieri sera era stato registrato come partecipante il 55,6196% delle azioni), bisognerebbe che tutti i presenti votassero compatti contro Vivendi. In passato il massimo di presenze è stato del 57%. Sarà una bella battaglia. Che si aggiunge a quella già prevista sulla proposta (stavolta su richiesta di Vivendi) di incrementare il consiglio di amministrazione di quattro poltrone, tutte indicate dal gruppo francese.

Ma quella di Vivendi non è una mera presa di distanza dalla proposta di concambio. Per le sue motivazioni, l’astensione dal voto sulla conversione rappresenta una specie di bomba atomica lanciata contro l’intero consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Un comunicato del gruppo emesso questa sera esprime dubbi sulla “correttezza del rapporto di conversione proposto” e rileva “la mancanza di un parere di congruità” per i possessori di azioni ordinarie che si diluirebbero troppo: dal 20,1% Vivendi scenderebbe attorno al 14% perdendo una sensibile capacità di influenza sulla gestione dell’azienda. Inoltre, Vivendi sottolinea che “la decisione di proporre un piano di conversione dovrebbe spettare a un Cda che meglio rappresenta gli attuali azionisti”.

Di fatto, si tratta di una decisa presa di distanza dall’intero consiglio di amministrazione (che ha votato unanime la proposta di conversione, ricordiamolo) al punto da suonare come una dichiarazione di sfiducia al cda da parte del maggior azionista. E questo nonostante le affermazioni di supporto che Giuseppe Recchi e Marco Patuano in più occasioni, anche recenti, hanno avuto dal presidente di Vivendi Vincent Bollorè e dall’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine. Nel caso la proposta del cda non passasse in assemblea, la sfiducia avrebbe un peso ancora più rilevante.

Scontro annunciato anche sull’altro punto all’ordine del giorno: la proposta di integrazione del cda per l’approvazione della quale basta la maggioranza semplice dell’assemblea. Se qui Bollorè è favorevole visto che l’iniziativa parte da lui, l’orientamento dei maggiori fondi contro l’allargamento del board, in conformità ai consigli di molti proxy advisor, Vivendi rischia tuttavia martedì prossimo di andare in minoranza se non trova alleati da affiancare alla sua quota del 20,1%. E in tal caso, ad essere sfiduciato – stavolta dai fondi – sarebbe nuovamente il cda che quella proposta ha fatto propria (sia pur con molti distinguo).

Tutto però è ancora in movimento e nessun esito è scontato. Come non è escluso che qualcuno degli attuali consiglieri di Telecom possa davvero decidere, con una scelta personale, un passo indietro. È il caso di Laura Cioli, impegnata sul fronte Rcs con la recente nomina ad amministratore delegato della società editoriale. Ma anche Flavio Cattaneo, ora alla guida di Ntv. Una loro uscita aiuterebbe ad evitare lo scontro frontale scongiurando l’eccessivo ampliamento del board (che riduce il peso dei rappresentanti degli investitori istituzionali) finito nel mirino dei fondi.

Un eventuale stop dai soci, all’ingresso del primo azionista in cda non avrebbe in ogni caso alcun impatto sui piani di Telecom, ha sottolineato il presidente Giuseppe Recchi interpellato sul tema a Torino, prima però che fosse stata resa nota la decisione di Vivendi di astenersi sulla conversione delle risparmio. Del resto, il board è già convocato per mercoledì 16 dicembre per cominciare a lavorare sulle linee guida del piano industriale che sarà presentato tra febbraio e marzo. “Qualunque sarà la deliberazione dell’assemblea, Telecom sarà tale e quale a prima perché proseguirà il piano industriale e non cambieranno gli obiettivi già comunicati al mercato”, ha aggiunto Recchi. “Noi siamo spettatori di quello che l’assemblea delibererà”, ha aggiunto segnalando che “è proprio delle grandi società, sia public company sia a grande capitalizzazione, quando ci sono argomenti molto importanti, avere un confronto”. Ma tanta calma era stata manifestata prima dello scoppio della bomba Vivendi.

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