Bitcoin, Frost & Sullivan: “Senza anonimato moneta virtuale a rischio”

L’analista Vijay Michalik: “Transazioni già visibili, ma collegate a pseudonimi. Con la de-anonimizzazione tutti i dati degli utenti sarebbero esposti anche ai rivali. A quel punto diventerebbero più convenienti i canali finanziari tradizionali”

Pubblicato il 15 Dic 2015

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“Attualmente, il vero anonimato in Bitcoin è solo un mito, c’è piena visibilità di tutte le transazioni. Se da una parte queste sono collegate soltanto a uno pseudonimo e non a un nome o indirizzo reale, ogni transazione è visibile attraverso diversi browser della catena dei blocchi (la blockchain)”. Lo afferma Vijay Michalik, analista di Frost & Sullivan.

La moneta virtuale, basata sulla crittografia e su un database decentrato, spiega la società di analisi finanziarie, è stata presentata allo stesso tempo come il futuro della finanza o una via d’accesso per il mondo sommerso della criminalità. I governi di tutto il mondo stanno portando avanti un programma d’azione che comporterebbe il divieto della crittografia end-to-end da una parte e dell’anonimato di Bitcoin dall’altra. La crittografia end-to-end è diventata sempre più popolare nell’ambito del software consumer, da iMessage di Apple a WhatsApp. I governi, sottolinea la nota, sostengono che devono poter accedere, su ordine del tribunale, ai dati privati ​​per contrastare il terrorismo. Ciò minaccia l’anonimato, una delle caratteristiche più potenti di Bitcoin.

“L’analisi della blockchain, un segmento di mercato relativamente nuovo nel mercato di Bitcoin, dimostra la debolezza degli pseudonimi – spiega Frost & Sullivan – La sua funzione principale è fornire una fonte di dati per gli scambi con altri servizi finanziari, per conformarsi alle normative finanziarie. Si raccolgono metadati, informazioni accessorie relative alle operazioni e indirizzi IP legati ai nodi e si utilizzano per identificare i criminali e inserirli in blacklist. La vera privacy finanziaria non esiste nella blockchain Bitcoin. Senza una riprogettazione, ciò dovrebbe rappresentare una seria preoccupazione, non solo per i soggetti politicamente oppressi, i criminali e i cripto-anarchici. Le tecniche di analisi della blockchain possono solo migliorare. Si ritiene che col tempo un’enorme quantità di indirizzi potrebbero essere de-anonimizzati. Non ci vuole molto a ricostruire il puzzle una volta che si hanno alcuni pezzi a disposizione. Ciò lascerebbe una traccia completa delle informazioni finanziarie individuali pubblicamente disponibile, per sempre”.

“Per la maggior parte degli utenti, le informazioni sul reddito personale e i dettagli delle spese sarebbero visibili a chiunque: amici, colleghi, aziende commerciali, governi e criminali, – commenta Michalik – Per le imprese che operano in Bitcoin, il flusso di cassa, l’offerta, la domanda e altre informazioni strategiche sarebbero esposte ai loro rivali. In questo caso, Bitcoin è una scelta peggiore rispetto ai canali finanziari tradizionali”.

Un’azione globale verso la de-anonimizzazione, è l’analisi di Frons & Sullivan, ridurrebbe al minimo i potenziali benefici di Bitcoin: “L’anonimato è una promessa potente di Bitcoin che, sgravato dagli impedimenti, rappresenta uno strumento per la trasformazione degli affari e della finanza – conclude la società – Una pesante regolamentazione o de-anonimizzazione arresterebbero irrevocabilmente la sua crescita”.

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