Francia, Germania e Spagna hanno scritto una lettera ai commissari Ue Ansip e Oettinger per ribadire che si deve andare oltre l’accordo sul roaming e sulla net neutrality. Che sia necessario “andare oltre” ne è convinto anche il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. Anche se, spiega in questa intervista a CorCom, “il digitale non va visto come una minaccia ma un’occasione”.
Quindi non è della stessa opinione dei suoi colleghi.
Siamo tutti d’accordo che si debba andare oltre, così come siamo d’accordo che si debbano accelerare gli investimenti sulla banda ultralarga: è quello che stiamo facendo per colmare il gap. Ma l’Italia è il Paese della creatività e uno dei pochi in Europa che può ambire a produrre contenuti da vendere all’estero e sulle nuove piattaforme. Quindi bene la tutela del copyright e la lotta alla pirateria, ma l’eccezione culturale alla francese non basta: il digitale rappresenta un’occasione, non una minaccia.
Qual è la posizione italiana nel dibattito europeo?
La nostra impostazione è stata espressa dal position paper che abbiamo presentato a marzo e che rappresenta una sintesi delle posizioni complessive del governo. C’è un buon lavoro di coordinamento che stiamo facendo con il sottosegretario alle politiche europee Sandro Gozi. Proprio Gozi a settembre ha firmato un documento insieme con Gran Bretagna, tutti i paesi del Nord Europa ma anche Polonia e Portogallo favorevole al Digital Single Market. A differenza degli Stati Uniti il mercato europeo del digitale è solo all’inizio della curva della crescita e ha una potenzialità inespressa. Nella frammentazione dei mercati nazionali gli unici che per ora guadagnano sono gli Over the top: qualcosa vorrà dire.
Il governo italiano è accusato di essere troppo morbido verso gli Ott.
Non condividiamo l’atteggiamento gladiatorio di alcuni grandi Paesi europei. Esiste certamente una questione fiscale che va affrontata a livello europeo, ma pensare che la soluzione dei nostri problemi sia la criminalizzazione di Google o Facebook non solo è velleitario ma è miope. Io penso che il futuro sia l’integrazione tra il nostro business model e quello dei grandi player di Internet: è quello che stanno scoprendo molte nostre Pmi. E ho francamenti molti dubbi che sostenere con i fondi Juncker un motore di ricerca franco-tedesco per creare un’alternativa a Google sia la strada da seguire.
Qual è la vostra posizione sulla revisione della Direttiva Media?
Siamo sempre stati favorevoli a una revisione profonda, una review non un semplice refit, collegata con la revisione del copyright e della direttiva sul commercio elettronico. L’esigenza di un level playing field esiste, ma c’è una profonda differenza tra piattaforme che veicolano contenuti prodotti dagli utenti (user generated content) e piattaforme che distribuiscono prodotti licenziati. La portabilità dei contenuti digitali è un primo passo importante ma bisogna fare molto di più. Il mercato unico digitale, poi, non può valere solo sul lato prodotto, ma deve essere pesato anche sul lato piattaforme: è necessaria l’interoperabilità delle piattaforme. Va rivista anche la direttiva sul servizio universale e in che direzione?
L’Europa deve avere la forza di allargare definitivamente e in modo chiaro il concetto di servizio universale alla connettività dati fissando un valore minimo garantito a tutti i cittadini europei, in linea con gli obiettivi dell’agenda UE2020, cioè i 30 Mbps a tutti i cittadini.
Il Mise insieme col Mibact ha avviato un tavolo con broadcaster e produttori: a che punto siete?
Il mercato dell’audiovisivo italiano è troppo poco internazionale: produciamo molta fiction, che fa ottimi ascolti in Italia, ma ne esportiamo pochissima. Serve una strategia più aggressiva per “allargare la torta”, conquistare nuovi mercati e raggiungere nuovi segmenti di pubblico attraverso un nuovo rapporto di collaborazione tra broadcaster e produzione indipendente. Il governo presto presenterà le proprie proposte: un tax credit mirato all’internazionalizzazione e tavoli sui diritti per condividere responsabilità e investimenti. Qualcosa si sta già muovendo: il cambio di passo della fiction Rai si vedrà presto. Quando abbiamo incontrato i vertici di Netflix qui al Mise ci hanno detto che si aspettano grandi cose dai nostri produttori di cinema e fiction.