La Cina ha approvato la propria prima legge anti terrorismo, con il testo che ha ricevuto il via libera dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale Popolare, il Parlamento cinese, dopo che nei giorni scorsi era stato necessario rivedere in alcuni punti la terza bozza del testo. Dalla nuova legge è stata alla fine cancellata una delle clausole più controverse, quella che imponeva alle aziende straniere di mantenere in Cina i propri server e i dati personali degli utenti. Le nuove norme entreranno in vigore dal primo gennaio.
La legge delinea tra le altre cose limiti ben precisi per i media, relativi modo in cui potranno dare informazioni su eventuali attentati, e impone alle imprese IT straniere di fornire alle autorità le chiavi di criptaggio dei loro prodotti. Gli operatori di telecomunicazione e gli Internet service provider saranno obbligati a fornire “interfacce tecniche e supporto” alle agenzie per la sicurezza incaricate di investigare su attività terroristiche.
E alle critiche di chi teme una stretta sulla censura e sulla riservatezza di informazioni e dati, risponde Li Shouwei, del comitato permanente della commissione Affari legislativi dell’Assemblea del Popolo, in una conferenza stampa a Pechino: “La legge non danneggerà la libertà di parola o di religione – afferma – Le regolamentazioni contenute nella legge non avranno ripercussioni sulla normale attività delle aziende e non useremo la legge per violare la proprietà intellettuale delle aziende. La legge non arrecherà alcun danno alla libertà di parola e di culto delle persone. Non solo in Cina, ma anche fuori – aggiunge Li – Un numero crescente di terroristi usa internet per incitare al terrorismo, e organizzare, pianificare e realizzare atti terroristici”.
Misure che hanno già durante la loro discussione suscitato la preoccupazione degli Stati Uniti: secondo le posizioni espresse dalla Casa Bianca, dal Dipartimento di Stato e dalla Camera di Commercio Usa si tratta di una misura che viola la libertà di espressione e religione, ma soprattutto mette a rischio gli investimenti e le esportazioni americane in Cina con una interferenza sleale. Anche il presidente americano, Barack Obama, aveva sollevato il tema con il suo omologo cinese, Xi Jinping, in uno dei loro ultimi incontri.
Finora la Cina non aveva una legislazione specifica sulla lotta al terrorismo, che dipendeva da normative come il codice penale o la Legge di risposta alle emergenze. Il via libera arriva in un momento di crescente preoccupazione globale per il fenomeno e mentre Pechino conduce una dura campagna per eliminare le violenze a sfondo etnica nello Xinjiang, abitato in prevalenza dai musulmani uiguri, e cercar di rafforzare la repressione del dissenso politico, non solo on-line.
“Sono sempre gli innocenti e essere vittima di terrorismo ed estremismo, ed è per questo che il governo cinese adotta misure concrete per proteggere non solo i cinesi ma anche gli americani che trascorrono il Natale a Sanlitun”, si legge in un editoriale pubblicato sul quotidiano ufficiale in inglese Global Times.