L’operazione con cui Intel ha acquisito Altera per 16,7 miliardi di dollari non solo segnala la volontà del chipmaker americano di crearsi nuove linee di business capaci di generare profitto liberandola dalla dipendenza dai processori per PC, ma dà in generale nuovo impeto alle fusioni nell’industria dei semiconduttori, entrata in una fase di consolidamento.
L’acquisizione di Altera è la maggiore mai messa segno da Intel. Annunciata a giugn e finalizzata ieri, segnala un’accelerazione degli sforzi del chipmaker per diversificarsi rispetto ai processori per PC, mercato oggi in flessione. I chip programmabili di Altera (FPGA) consentono un grado di specializzazione molto elevato, che li rende più potenti e veloci. Sono usati in attrezzature che vanno dagli apparati di comunicazione e automazione industriale ai server. L’acquisizione serve a rafforzare il ruolo di Intel sul mercato dei data center e della Internet of Things. Il colosso americano dei chip intende far leva sulla sua capacità produttiva e sul suo posizionamento nell’industria globale, entrambi di vasta scala, per far crescere il proprio market share.
Wendell Brooks, ex banchiere di Allen & Co che è entrato in Intel nel 2014 per occuparsi proprio delle operazioni di M&A, è da sempre convinto che le difficoltà dei player più piccoli a produrre su larga scala porterà a un forte consolidamento nel settore dei chip e questo darà linfa alla crescita ulteriore di Intel e alla sua espansione su nuovi mercati. Altera, ha spiegato Brooks al Financial Times, è una società con un business “adiacente” al quale Intel porta i suoi vantaggi nei processi produttivi e commerciali.
La maggior parte dei chip di Altera viene prodotta dalla fabbrica taiwanese TSMC, anche se ora Altera sta lavorando con Intel per spostare verso la casa americana la produzione della tecnologia a 14 nanometri, tanto che l’accordo è stato anche letto come un modo per Intel di garantirsi un cliente esclusivo per i suoi stabilimenti.
Intel ha intenzione anche di combinare i chip programmabili di Altera con i suoi semiconduttori standardizzati per produrre chip più efficienti per compiti come la ricerca Internet e il machine learning. I primi frutti dell’alleanza arriveranno già nel 2016, con nuovi semiconduttori per i data center che uniranno in un solo prodotto i chip delle due aziende. Ci vorranno però anni, avverte Brooks, prima che le tecnologie dei due vendor siano “pienamente integrate sullo stesso pezzo di silicio”.
Il successo di questa fusione, di due aziende e delle loro tecnologie, sarà un test per Intel per future operazioni del genere, ha ancora indicato Brooks, perché Intel guarda oltre il suo tradizionale modello di sviluppo in-house. Sarà un’operazione seguita da vicino anche da tutta l’industria dei semiconduttori, visto che sono attesi, nei prossimi anni, diversi deal. Già l’anno scorso, pochi giorni prima dell’annuncio dell’acquisizione di Altera da parte di Intel, Avago aveva rilevato la rivale Broadcom per 37 miliardi di dollari.