Bersani: “All’asta per le Tlc le frequenze tv del digitale”

“Serve sviluppare le Ngn superando una empasse che rischia di fare perdere all’Italia il treno della modernizzazione” dice il segretario Pd alla non stop sull’innovazione “Pdigitale”. Calabrò (Agcom): bene il tavolo Romani-telco. Bassanini: investimenti Cdp solo in presenza di accordo fra gli operatori

Pubblicato il 18 Giu 2010

“Bisogna mettere all’asta per le esigenze delle
telecomunicazioni mobili le frequenze rese libere dall’operazione
digitale terrestre”: lo ha detto il segretario del Pd
Pierluigi Bersani, intervenendo a
"PDigitale", una non stop sulla banda larga
organizzata dal Partito democratico. Bersani ha accusato il governo
di “aver buttato in un indistinto calderone” i fondi destinati
al supporto pubblico per lo sviluppo del broadband e il superamento
del digital divide. “Che fine hanno fatto gli 800 milioni
promessi dal viceministro Romani? Non se ne sa più nulla. Eppure,
la banda larga è essenziale per la crescita dell’Italia: è
indispensabile per muovere investimenti in grado di modernizzazione
il sistema Italia”.
Secondo Bersani, è necessario trovare uscire dall’impasse per
cui le nuove reti non si riesce a farle senza Telecom Italia ma non
si riesce a farle nemmeno con Telecom Italia. “Va preso in mano
il bandolo per non rinviare di anni altrimenti si perde il treno
dello sviluppo delle tlc e dell’innovazione”.

Del tavolo sulle reti di nuova generazione che il viceministro alle
Comunicazioni, Paolo Romani, ha
convocato
per il 24 giugno ha parlato, nel corso
dell'evento, anche il presidente Agcom, Corrado
Calabrò
, definendolo un'iniziativa positiva. Su
questo l'Autorità per le Tlc si aspetta "un'uscita
più decisa da parte della Cassa depositi e prestiti, che
naturalmente pone delle condizioni preliminari alla possibilità di
investimento", ha precisato Calabrò .

"Guardiamo con buon auspicio – ha detto Calabrò – a questa
iniziativa", ha detto Calabrò ricordando tuttavia che "i
primi contatti al tavolo tecnico mostrano posizioni diversificate
ma non passive". In ogni caso, ha proseguito, "circa un
anno e mezzo fa abbiamo piantato un seme, da cui escono ora
stentate pianticelle. Tuttavia dobbiamo dire 'eppur si
muove', però bisogna crederci".
Calabrò ha infine ricordato che occorre fare presto perché
"ci vogliono da tre a cinque anni almeno per una fibra
funzionante e per portare a un cambiamento effettivo".

Immediata la risposta di Franco Bassanini (nella
foto) che
ribadisce
il concetto già esposto in aprile in occasione della
presentazione del Rapporto 2010 sulla digitalizzazione del paese.
La prima condizione di investimento – ha detto al convegno del Pd,
specificando però di parlare in quanto presidente
dell'associazione Astrid e non della Cdp – è che si realizzi
una sola rete. Deve esserci un'intesa tra gli operatori di Tlc
senza la quale verrebbe a mancare la condizione 'sine qua
non' per l'investimento di capitali privati o
"assimilabili a quelli privati, come quelli pubblici della
Cassa depositi e prestiti". La Cdp non sarà presente, ha
precisato Bassanini, al tavolo di giovedì fra Romani e gli
operatori.

Secondo Paolo Gentiloni, ex ministro delle
Comunicazioni, la risposta è "'Lavorare insieme dove
possibile. Telecom è comprensibilmente preoccupata di mantenere il
ruolo di gestore della rete, ma stiamo parlando di infrastrutture
passive” per la rete di nuova generazione e il progetto di
condivisione è dunque "compatibile con le preoccupazioni”.
"L'investimento di cui si parla – dice Gentiloni – è
troppo rilevante per essere affrontato solo dagli operatori di
telecomunicazioni, ma non è un investimento inavvicinabile per un
grande Paese come l'Italia”.

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