Nel suo intervento al Consumer Electronics Show (Ces) di Las Vegas, Reed Hastings, cofondatore e Ceo di Netflix, ha annunciato il lancio e l’attivazione del servizio a livello globale, contemporaneamente in oltre 130 nuovi paesi di ogni parte del mondo. Gli analisti però temono che i margini di guadagno si assottiglino sempre di più e che i tempi di remunerazione per gli investitori si dilatino.
Netflix presenterà quest’anno 31 serie originali, alcune completamente nuove e altre rinnovate, più di 20 film e documentari, un’ampia gamma di speciali di cabaret e 30 serie originali per bambini – contenuti disponibili simultaneamente a tutti gli abbonati nel mondo, per lo più in inglese, ma non solo.
L’annuncio a Las Vegas ha da un lato galvanizzato il mercato: dopo un brusco calo nei giorni scorsi, il titolo Netflix ha compiuto un balzo del 9% ieri sull’onda delle dichiarazioni di Hastings su “Netflix azienda globale”.
Questo però non è del tutto vero, commenta il Financial Times. Il servizio di video streaming raggiunge ora anche la Guinea-Bissau ma è assente nel più popoloso paese del mondo, la Cina. L’intenzione è di lanciare Netflix sul mercato cinese già quest’anno, ma permane una distanza tra la decisa espansione della società e la sua valutazione stellare.
Infatti, argomenta il FT, Netflix da un lato genera un fatturato sempre più cospicuo, e non solamente grazie allo sbarco in nuovi paesi: è seconda solo a Facebook nella lista compilata da Goldman Sachs delle grandi aziende quotate Usa le cui revenues cresceranno di più nel 2016 ed è terza tra le aziende da cui gli analisti si aspettano la maggiore crescita degli utili per azione. Tuttavia, se il fatturato potrebbe anche aumentare di più dell’atteso 28%, la previsione di crescita degli utili del 41% nel 2016 appare ad alcuni “gonfiata”. Più paesi significherà molto più probabilmente margini che sempre più si assottigliano, almeno nell’immediato futuro.
Già nello scorso trimestre le perdite internazionali di Netflix sono raddoppiate anno su anno a 67,6 milioni. L’anno scorso la società ha ridotto, non accresciuto, la sua guidance sugli utili. E ora il suo titolo viene scambiato a un valore più di 400 volte maggiore degli utili 2016 e più di cinque volte superiore al fatturato previsto per quest’anno.
Il chief executive Hastings finora si è espresso con cautela sull’espansione della sua società fuori dagli Stati Uniti: cinque anni fa affermava che Netflix non era come altre Internet companies cui bastava “tradurre il loro sito web”. Ora il Ceo sembra aver cambiato radicalmente visione: Netflix si è affermata come il numero uno degli operatori del video streaming, con una portata praticamente mondiale, e ha approfittato delle difficoltà delle tradizionali società del cavo Usa ma, conclude il FT, non ha costruito gli stessi puntelli di cui dispone un’altra Internet company, Amazon, che pure cresce tanto ma i cui utili regolarmente deludono il mercato e che ha un’offerta video considerata da molti un forte concorrente per Netflix.