Lavori da ultimare entro la fine del 2016 e un progetto in linea con le più moderne tendenze della bioarchitettura: le torri dell’Eur a Roma diventeranno il nuovo quartier generale di Tim. Ad occuparsi della riqualificazione sarà lo studio Uno-A che si è aggiudicato la progettazione per il recupero del complesso edilizio progettato da Cesare Ligini, che restituirà alla città di Roma e al quartiere Eur un tassello fondamentale della sua storia e del suo tessuto urbano.
Alla gara, che è stata riservata esclusivamente a studi di architettura italiani il cui responsabile del progetto fosse un architetto under 40 socio dello studio, hanno partecipato 6 studi di architettura con progetti di alto livello qualitativo. Il bando è stato redatto con l’obiettivo di fare delle Torri Tim un benchmark internazionale in chiave bioclimatica per gli edifici ad uso direzionale. In particolare era richiesta un’alta qualità del concept compositivo, un elevato livello di innovazione tecnologica e una grande attenzione agli aspetti di sostenibilità
La realizzazione del nuovo headquarter Tim rappresenta un importante esempio di rigenerazione urbana di un ex immobile pubblico in cui un concept innovativo si inserisce armoniosamente in un complesso quadro storico e architettonico, nel rispetto dell’impronta razionalista che caratterizza il quartiere Eur.
La nuova città Telecom che sorgerà all’Eur rientra in un piano più generale da 300 milioni di investimenti. Sono 10 le città che saranno interessate da importanti lavori di ristrutturazione da portare a termine in due anni: Roma, Milano, Bari, Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Palermo, Torino Venezia. Si tratta di cantieri per 400 mila metri quadrati.
Le torri risalgono alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. In occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, la città affronta temi importanti ed in questi si inserisce l’iniziativa di ridefinizione identitaria del quartiere Eur. Virgilio Testa è in quegli anni commissario straordinario dell’Ente Autonomo e porta avanti il suo piano di decentramento amministrativo ricollocando all’Eur importanti ministeri ed edifici pubblici. Nel 1957 Testa assegna, senza concorso pubblico, agli architetti Vittorio Cafiero, Cesare Ligini, Guido Marinucci e Renato Venturi l’incarico del progetto di massima della nuova sede del Ministero delle Finanze. Il gruppo è formato da architetti affermati ed attivi nel panorama romano, ma gli studi di pianta, le scelte funzionali e distributive sono state tutte realizzate per mano di Ligini, motivo per cui il complesso viene attribuito essenzialmente a lui.
La superficie di 65mila mq accoglie essenzialmente gli uffici ministeriali distribuiti in cinque corpi di fabbrica, due bassi per gli uffici di rappresentanza e della Guardia di Finanza e tre torri, destinate alle direzioni generali ed agli archivi. Due piani interrati servono da parcheggi e locali tecnici, mentre le tre torri svettano di diciassette piani fuori terra. I tre corpi sono messi in relazione oltre che a piano terreno anche al primo livello, per mezzo di una struttura su pilastri con funzione connettiva. I due livelli ospitano quindi le aree distributive, mentre ai piani successivi si dislocano gli uffici. I servizi igienici ed i locali tecnici si collocano adiacenti ai sistemi connettivi verticali, quali scale ed ascensori, definendo una chiarezza di pianta che è priorità di progetto.
Tutte le misure, sia strutturali che architettoniche, rispettano un unico modulo comune di 1.37m ad interasse variabile, leggibile in facciata ed all’interno, che scandisce le distanze tra le partizioni, i setti e gli infissi. Obiettivo realizzato è l’estrema flessibilità della pianta, coadiuvata dalla distribuzione delle canalizzazioni impiantistiche a soffitto.
Nel 2007 il complesso, nonostante risultasse presente nella Carta per la Qualità e fosse quindi parte di quelle architetture significative ed importanti per il tessuto urbano, è stato smantellato, ma non completamente demolito.