IL SUMMIT

Privacy, il gran rifiuto di Tim Cook: “I dati sugli smartphone restino segreti”

Il ceo di Apple a San Jose all’incontro sul terrorismo online tra i big della Silicon Valley e l’amministrazione e l’intelligence Usa. “No” secco alla proposta Fbi di poter usare sistemi per violare la privacy dei telefoni: “Il Governo si schieri contro i backdoor”

Pubblicato il 14 Gen 2016

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I dati degli utenti che utilizzano gli smartphone devono rimanere segreti. E’ questo il senso della presa di posizione di Tim Cook, ceo di Apple, durante l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra i big della Silicon valley e l’amministrazione e l’intelligence del Governo degli Stati Uniti.

A guidare la delegazione della Casa Bianca nel summit di San Jose, in California, c’erano il capo dello staff di Obama, Denis McDonough, Mike Rogers, capo dell’Nsa, James Clapper, capo dell’intelligence Usa, e James Comey, capo dell’Fbi.

Durante l’incontro, secondo quanto riportato dal sito The intercept, Cook si è schierato esplicitamente contro le “backdoor”, cioè i sistemi che riescono a “intrufolarsi” nei cellulari e a leggere i dati e le attività degli utenti, e chiesto al Governo di dire no a questa pratica.

Alla riunione, nata per discutere come sia possibile fronteggiare il terrorismo online, hanno partecipato anche rappresentanti di Facebook, Twitter, Google, Microsoft e LinkedIn.

Secondo il Ceo di Apple, la presenza nei dispositivi di meccanismi che bypassano le protezioni potrebbe essere sfruttata anche da terzi, cioè finire in mani sbagliate. Questo significa rigettare le ripetute richieste del capo dell’Fbi, James Comey, che chiede alle aziende tecnologiche di integrare una sorta di porta di servizio nei sistemi di cifratura che altrimenti sarebbero invalicabili. Nello Stato di New York, intanto, è allo studio un disegno di legge che obbligherebbe i produttori di smartphone a integrare meccanismi che consentano alle forze dell’ordine di bypassare le funzioni di cifratura dei cellulari.

Apple già dal precedente sistema operativo iOS 8, lanciato a settembre 2014, ha scelto un sistema di crittografia per le comunicazioni che non è accessibile nemmeno dalla stessa Apple, anche su mandato delle autorità.

Apple intanto prosegue nella sua espansione in Cina, dove conta già su 26 store, e dove aprirà entro il mese di gennaio cinque nuovi punti vendita. Oggi è stato inaugurato quello della città di Xiamen, nella provincia di Fujian, mentre sabato scorso era stato inaugurato quello di Shenyang. Tra tre giorni toccherà all’Apple store di Nanjing, nell’est del Paese, e poi a Guangzhou e Qingdao. Entro il 2016, Apple prevede di arrivare a 40 punti vendita in Cina, che è il secondo mercato per l’azienda, dopo quello Usa.

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