LA LETTERA

Safe Harbor, Soro: “Renzi spinga per un accordo Usa-Ue”

In una lettera inviata al premier il Garante invita il governo a un pressing sulla Ue: “Bisogna fare presto o ci saranno danni economici per le imprese italiane”

Pubblicato il 22 Gen 2016

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Le trattative sul trasferimento dei dati di cittadini europei verso gli Stati Uniti sono in stallo: “allo stato tutti i trasferimenti effettuati sulla base del Safe Harbor sono privi di una base giuridica”. E’ quanto ricorda il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, in una lettera-appello inviata ieri al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, invitandolo a cercare una risoluzione della questione attraverso un nuovo accordo con gli Usa.

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea, che invalida il Safe Harbor del 2000, “allo stato tutti i trasferimenti effettuati sulla base del Safe Harbor sono privi di una base giuridica – prosegue Soro-. Conseguentemente, con provvedimento del 22 ottobre 2015, il Garante ha disposto la caducazione dell’apposita autorizzazione resa (il 10 ottobre 2001) sulla base della decisione della Commissione, ora dichiarata invalida, che di fatto consentiva alle società multinazionali, organizzazioni e imprese italiane di trasferire i dati verso gli Stati Uniti”.

“Abbiamo altresì provveduto a sensibilizzare sul tema – si legge ancora nella lettera -, le principali associazioni di imprese e di istituti di credito con l’invito a comunicare le eventuali iniziative intraprese e le misure in corso di adozione. A livello europeo, le Autorità di protezione dei dati (riunite nell’ambito dell’apposito Gruppo di lavoro) fin dal 15 ottobre 2015 hanno richiamato la Commissione all’obbligo di concludere rapidamente un nuovo Accordo con gli Stati Uniti che tenga conto dei rilievi sollevati dalla Corte. Sul punto si sono riservate di esercitare poteri di controllo e di adottare eventuali provvedimenti di blocco dei trasferimenti, nel caso in cui tale Accordo non fosse stato raggiunto entro la fine di gennaio 2016”.

“Le Autorità garanti hanno inoltre deciso di valutare con attenzione anche la legittimità degli altri strumenti che possono essere utilizzati dalle imprese per trasferire all’estero i dati (quali le clausole contrattuali standard o le regole di condotta adottate all’interno di un medesimo gruppo), in ragione degli effetti della sentenza Schrems”, afferma Soro nella lettera.

“Purtroppo – evidenzia il Garante Privacy – non sono maturate ad oggi le condizioni per conseguire un utile risultato entro la scadenza indicata dalle Autorità, in ragione della persistenza di nodi politici che, di fatto, rendono al momento difficile un’intesa tra la Commissione e gli Stati Uniti d’America”.

“Poiché sono forti i rischi di pesanti conseguenze dal punto di vista economico anche per le imprese italiane nel caso di ulteriori ritardi (e degli eventuali provvedimenti di blocco dei trasferimenti dei dati che dovessero essere adottati dalle Autorità), Le segnalo la necessità di esercitare ogni possibile iniziativa presso le Istituzioni europee affinché, nel più breve tempo possibile, venga concluso un nuovo Accordo che sia rispettoso dei diritti dei cittadini europei”, conclude Soro.

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