“Un investimento che non può che essere giudicato positivamente, ma che per dare i benefeci attesi ha bisogno di un forte sistema dietro”. È il commento di Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’Università Federico II, sull’investimento annunciato da Apple a Napoli. L’investimento prevede di impiegare 600 persone.
Professore, a cosa si riferisce quando parla di “sistema forte”?
Che per realizzare i benefici annunciati da Apple – 600 posti di lavoro, sinergie con il sistema della formazione e con le altre imprese – è necessario un forte commitment politico. Serve fare rete con le università e i centri di ricerca, con le istituzioni locali. Spero che Regione e Comune facciano la loro parte perché questo investimento trovi terreno fertile anche sul fronte burocratico. Altrimenti sarà un’occasione sprecata.
La prima cosa da fare, a suo avviso?
Trovare un sito adeguato. È probabile che la “fabbrica” di Apple debba avere bisogno di poco spazio, ma ha bisogno certamente di un luogo con modelli di vivibilità differenti dalle aziende tradizionali. Servono grandi investimenti sul fronte della mobilità e su quello ambientale. Si tratta di creare un polo che riesce ad essere attrattivo anche per altre multinazionali che vogliano investire in Italia.
Ci sono dei siti che potrebbero essere adatti?
C’è il sito dell’ex Italsider di Bagnoli. Lì avverrebbe un’operazione di recuperi straordinaria. Da lì si vedono Ischia, Nisida e Procida: quale ambiente migliore per gli sviluppatori per mettere a frutto la loro creatività? Apple sceglie le sue sedi con estrema attenzione perché in questi luoghi impianta anche nuovi modi di fare innovazione e sviluppo.
Oltre Bagnoli?
L’Università Federico II ha già pronto il campus di San Giovanni a Teduccio. Sarebbe ideale per ospitare il nuovo centro di Apple.
Napoli è un territorio difficile. Non è strano che una multinazionale come Apple abbia deciso di investire proprio lì?
Ma Napoli è soprattutto un territorio ad alta densità di tecnologie. Le università campane – lo dicono i dati Almalaurea – sfornano tra gli ingegneri migliori d’Italia: sono quelli assunti prima e i meglio pagati. Abbiamo ingegneri informatici con dottorato all’Imperial College di Londra a insegnare telecomunicazioni, in Finlandia che progettano computer gaming e a San Diego che studiano le nuove frontiere del web. E poi la Campania è una regione giovane con molte startup e imprese innovative. Apple deve avre capito il potenziale che può sprigionare questo territorio.