“Non era molto contento del fatto che non avessi l’Apple Watch al polso…”. Scherza Francesco Marino, uno dei tre ideatori di Ganiza, app che permette di organizzare una serata con gli amici sfruttando i social network, raccontando a CorCom l’incontro della scorsa settimana con Tim Cook, venuto in Italia per annunciare l’apertura di un centro europeo per lo sviluppo di app a Napoli. A Palazzo Chigi l’amministratore delegato di Apple, assieme al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha voluto incontrare cinque tra le imprese 2.0 italiane più promettenti. Qualche minuto per dialogare con uno dei manager più influenti al mondo che, racconta il founder della startup incubata in #TimWCap, è stato molto attento ai racconti degli startupper.
Cinque minuti per parlare con Tim Cook. Che esperienza è stata?
Ovviamente grandi emozioni, non capita tutti i giorni di avere un incontro del genere. È stato disponibilissimo con tutti. Ha ascoltato la nostra business idea, mi ha sorpreso la sua grande attenzione per la user experience. Nel nostro caso specifico essendo un’applicazione per ragazzi era molto incuriosito dalla nostra utenza e di come stiamo cercando di espanderci a livello globale. Non era però molto contento del fatto che non avessi l’Apple Watch al polso… (ride, ndr)
Che significato ha il progetto di Apple per l’Italia?
Sicuramente una grande opportunità per l’Italia digitale. Sia l’annuncio di Apple che ha scelto Napoli sia quello di Cisco sono bei segnali. Segni di riconoscimento per il nostro paese. Si sa ancora poco sulle specificità di questo centro, ma già così è una grande notizia.
Qual è l’importanza di avere un centro ad hoc per lo sviluppo di applicazioni?
In Italia il modo delle startup è in fermento, con buoni segnali dai venture capital che stanno crescendo. Il progetto di Napoli potrebbe essere un epicentro di nuovi contatti fra azienda tradizionale e innovazione. Senza contare che essendo un punto di riferimento europeo l’intero Sud-Italia ne risentirà positivamente.
La Silicon Valley è sbarcata in Italia?
Si dice spesso che i colossi di quella vivace zona hi-tech non investono in Italia perché non capiscono la burocrazia e non sono sicuri di dove finiscono i loro soldi. Noi abbiamo scelto l’Italia, la Sicilia e Catania, ma con uno sguardo globale. Dobbiamo dare supporto alle startup italiane rendendo innanzitutto più semplice e agevole da punto di vista fiscale la nascita di un’impresa.