LA CRISI

Yahoo chiude Milano, via 1.700 dipendenti nel mondo

Confermata la riduzione del 15% della forza lavoro. Spariranno anche gli uffici di Dubai, Città del Messico, Buenos Aires e Madrid

Pubblicato il 03 Feb 2016

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Taglio del 15% della forza lavoro, chiusura di cinque sedi nel mondo, tra le quali Milano, e cessione degli asset non strategici. Sono alcuni dei cardini del piano di ristrutturazione annunciato da Yahoo dopo la presentazione dei dati finanziari dell’ultima trimestrale, che hanno messo in evidenza tutte le difficoltà dell’azienda.

Il portale ha registrato negli ultimi tre mesi dell’anno scorso con una perdita netta di 4,4 miliardi di dollari, per effetto di una svalutazione da 4,46 miliardi dell’avviamento di Tumblr e di altri asset, su ricavi in crescita dell’1,6% a 1,27 miliardi. Al netto di tutti gli oneri, l’utile per azione è calato da 30 a 13 centesimi di dollaro, in linea con le attese del mercato.

Entro fine anno la società punta ad avere circa 9 mila dipendenti, rispetto ai circa 10.700 delle ultime stime (erano 14mila nel 2012) e poco meno di mille lavoratori a contratto. Il piano, inoltre, che prevede la chiusura degli uffici di Dubai, Città del Messico, Buenos Aires, Madrid e Milano, è finalizzato a ridurre i costi operativi di 400 milioni di dollari l’anno.

Yahoo intende inoltre valutare la cessione di attività non strategiche, come brevetti, proprietà immobiliari e altri asset per un incasso stimato, per fine 2016, tra 1 e 3 miliardi di dollari.

Non è chiaro a questo punto se il piano di ristrutturazione accontenterà l’investitore attivista Starboard Value, che a più riprese nelle ultime settimane aveva chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato Marissa Mayer e la cessione delle attività su Internet, minacciando battaglia.

Da Verizon Communications era già stata annunciato pubblicamente l’interesse ad acquisire Yahoo ma anche altri soggetti, come la società di private-equity TPG Capital, hanno detto che prenderebbero in considerazione la possibilità di presentare un’offerta.

Ma solo a dicembre la ceo Marissa Mayer e il presidente Maynard Webb avevano puntualizzato come nei loro piani la cessione non sia l’esito più probabile del futuro dell’azienda.

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