Con un tasso di crescita degli abbonati del 40-50% si può dire che
l’India sia la terra promessa delle telecomunicazioni? Non
secondo la società di analisi Ovum: la concorrenza sul mercato
telecom del subcontinente asiatico è serrata e gli operatori, in
molti casi impossibilitati a prendere parte ad attività di M&A,
subiranno nei prossimi anni pesanti perdite finanziarie.
“La concorrenza in India è insostenibile”, afferma Angel
Dobardziev, analista esperto di mercati emergenti di Ovum
intervistato da Total Telecom ai margini del World telecoms council
di Londra. "Finché non si troverà una via di uscita, molte
aziende sono destinate a perdere grandi somme di denaro”.
Dobardziev spiega che gli stessi operatori cercano il
consolidamento per allentare la pressione della competizione, ma
diversi ostacoli si frappongono. Per esempio, secondo quanto
prevedono i termini delle loro licenze, alcuni dei nuovi entranti
sul mercato mobile indiano non possono essere coinvolti in merger
fino al 2012. Anche i player già consolidati devono sottostare ad
alcune restrizioni e esistono precise regole sulla quantità di
spettro che un singolo player può possedere.
Tutto questo significa che è improbabile che ci sarà
consolidamento nei prossimi cinque anni ma nel frattempo i ritorni
sugli investimenti saranno molto limitati. “Anche le aziende
leader hanno margini ristretti”, nota Dobardziev.
Nonostate i tassi di crescita a due cifre degli utenti, dunque,
"il revenue aumenta in media del 5%", continua
l’analista. Il maggior operatore, Reliance, sta addirittura
registrando una crescita negativa (il suo Arpu è sceso da 9 a 3
dollari nel giro di tre anni) e la divisione indiana di Vodafone
perde soldi a livello netto – e se un gruppo di quelle dimensioni
perde soldi, sottolinea l’analista di Ovum, inutile dire che per
i piccoli player o i nuovi entranti non sarà affatto facile
generare entrate sul mercato telecom indiano.