IL SEMINARIO

Italia-Russia, a salvare l’export sarà la tecnologia

Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia: “Calano le esportazioni dei prodotti storici del made in Italy, ma si aprono nuovi scenari di business nelle nuove tecnologie per l’industria, nella ricerca tecnico-scientifica e nell’Ict”

Pubblicato il 12 Feb 2016

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Saranno l’innovazione e le nuove tecnologie che per il futuro potranno tenere alto il livello dell’export italiano in Russia, dove ultimamente le esportazioni del made in Italy tradizionale “calano drasticamente”. A sottolinearlo è Antonio Fallico (nella foto), presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia, che questa mattina ha aperto i lavori del quarto seminario “Italia-Russia, l’arte dell’innovazione”.

“Si aprono nuovi scenari di business per le aziende italiane nei settori innovativi dell’industria – sottolinea Fallico – della ricerca tecnico-scientifica e dell’information and communication technology. Il clima di incertezza e di tensione che ancora influenza l’economia globale, il perdurare delle misure sanzionatorie, l’instabilità del prezzo del greggio e i provvedimenti di import substitution non frenano infatti la corsa della Russia verso l’innovazione. Una voce strategica, anche per il know how italiano, nel piano di ammodernamento di tutto il Paese che oggi vale il 7,2% del suo Pil, con l’obiettivo di arrivare al 25% entro il 2020”.

Sull’andamento dell’export italiano in Russia nel 2015 “si tratta di numeri pesanti e che in tendenza porteranno il saldo del nostro export a chiudere il 2015 in flessione del 35% rispetto al picco di 10,8 miliardi raggiunto nel 2013 – spiega Fallico – Tuttavia, in attesa di una distensione geopolitica ma anche economica, i margini per investire in Russia sono molto ampi e passano proprio dall’innovazione. Occorre agganciare la fase di progresso tecnologico, industriale e infrastrutturale che la Russia sta velocemente realizzando. Basti pensare che negli ultimi 10 anni sono sorti 120 parchi tecnologici e industriali in ben 43 regioni e altri 37 sono ai blocchi di partenza. In crescita anche gli investimenti pubblici nei settori ad alto tasso di innovazione, passati da 477 miliardi di rubli nel 2010 a 1,5 trilioni nel 2013. In questo scenario – ha concluso Fallico – si possono inserire le partnership con il know how delle imprese italiane e con le produzione di eccellenza. Serve un’innovazione
anche nell’approccio imprenditoriale. La Russia ha bisogno non solo di Made in Italy ma di Made with Italy”.

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