Nell’Europa digitale l’Italia ultima della classe

Il nostro Paese slitta di una posizione (da 26 a 27esima) nella classifica Economist sulle economie digitali. In testa il Nordeuropa

Pubblicato il 01 Lug 2010

Banda larga sempre più accessibile in tutto il mondo e
“digital divide” in costante riduzione. Sono i punti salienti
della classifica dell’economia digitale 2010 (nota come
“e-readiness”), lo studio annuale di Economist Intelligent
Unit sul benchmark tecnologico. In questa speciale classifica,
l’Italia perde una posizione, passando da 26 a 27esima, ultima
in Europa occidentale, disponendo di una rete digitale di
qualità e intensità inferiore rispetto ai paesi del nord
Europa, ma anche nei confronti delle altre grandi economie
europee, quali Gran Bretagna (14esima), Germania (17esima),
Francia (20esima) e Spagna (24esima). I paesi nordici si
confermano in testa con la Svezia che, quest’anno, ha
soppiantato la Danimarca, e Finlandia e Norvegia entrambe tra i
primi sei paesi nel 2010. La prima avanza di sei posizioni
principalmente grazie al maggior peso degli indicatori che
misurano l’utilizzo dei servizi online.

In 49 dei 70 paesi della classifica, il canone mensile percepito
dal principale provider di banda larga è pari a meno del 2% del
reddito medio mensile di una famiglia nel 2009. Nel 2009, questo
succedeva in 42 dei 70 paesi e solo in 33 nel 2008. Aumentano,
inoltre, le prove che il “digital divide” si stia riducendo.
Se nel 2009, 5,9 punti (su una scala da 1 a 10) separavano il
primo paese dall’ultimo in classifica, il divario
quest'anno si è ridotto a 5,5 punti. Ciò è dovuto in parte
ai già citati cambiamenti del modello che, innalzando gli
standard, hanno maggiormente frenato i punteggi dei paesi in cima
alla classifica rispetto a quelli più in basso. I livelli di
costo della banda larga sono un esempio che mostra come i paesi
in fondo alla classifica stiano, tuttavia recuperando terreno in
diverse aree.

Oltre alla diffusione della banda larga e dell’accesso alle
reti mobili, il modello di ranking ne valuta anche la qualità
nei singoli paesi, in base alle connessioni di fibra ottica e 3G
esistenti. L’aggiunta di questi parametri ha colpito i paesi in
cima alla classifica: molti in Europa e Nord America hanno visto
il proprio punteggio abbassarsi per il bisogno di sviluppare
ulteriormente le reti ad alta velocità. Dall’altro lato, i
Paesi asiatici, che hanno investito in maniera massiccia nelle
reti di prossima generazione, sono saliti nella classifica.
L’accessibilità è aumentata velocemente in paesi in via di
sviluppo come il Vietnam e la Nigeria. Taiwan, Sud Corea e
Giappone hanno guadagnato molte posizioni nella classifica, in
parte grazie agli ottimi risultati conseguiti rispetto al resto
del mondo per la qualità della banda larga e delle reti mobili.
La loro alta densità di fibra ottica, per esempio, testimonia la
capacità di questi Paesi di vivere la propria quotidianità su
digitale.

Dal 2000, Economist Intelligence Unit pubblica questa classifica
annuale sulle più grandi economie digitali del mondo,
utilizzando un modello sviluppato in collaborazione con
l’Institute for Business Value di IBM. Più di 100 criteri
qualitativi e quantitativi, divisi in sei categorie distinte,
confluiscono nella classifica sull’economia digitale. Le sei
categorie (e il loro peso nel modello) sono connettività e
infrastruttura tecnologica (20%), ambiente (15%); ambiente
sociale e culturale (15%); ambiente giuridico e politico (10%),
politica e visione di governo (15%) e adozione da parte dei
consumatori e delle imprese (25%). “Un forte sviluppo digitale
richiede azioni concertate e progresso su molti fronti”, dice
il direttore dell’Economist Intelligence Unit riferendosi non
solo agli investimenti nelle reti di prossima generazione ma
anche al più ampio contesto commerciale e giuridico.

Il nuovo nome scelto per la classifica riflette il graduale
spostamento delle priorità dei paesi digitali, dalla semplice
esigenza di rendere disponibile la tecnologia alla popolazione,
alla volontà di utilizzarla per massimizzarne i benefici
economici e sociali. Quest’anno il primo in classifica, la
Svezia, e la maggior parte degli altri paesi nelle prime
posizioni, vantano congiuntamente ad elevati gradi di
connettività, contesti commerciali e giuridici stabili, forti
elementi a traino dell’educazione e della cultura, politiche
governative a supporto dell’IT e, in parte come risultato di
tutto questo, un utilizzo attivo e sempre crescente dei servizi
digitali da parte di privati e aziende.

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