Per bloccare la pubblicità eccessivamente indesiderata, intrusiva o irrilevante su smarthpone e tablet, e non rallentare la propria navigazione con contenuti “inutili”, non si dovrà per forza scaricare un’App che si occupi di filtrare i contenuti pubblicitari che arrivano mentre si naviga. A sperimentare la tecnologia che consente di filtrare gli annunci direttamente a livello di rete è CK Hutchison, che sta sperimentando un servizio ad hoc in Italia, con 3 Italia, e nel Regno Unito con Three.
Questo grazie a un accordo con la startup israeliana Shine Technologies, di cui lo stesso proprietario di Ck Hutchison, Li Ka-Shing, è tra i finanziatori, specializzata proprio nella progettazione e nello sviluppo di filtri anti pubblicità. I due operatori mobili saranno i primi a offrire questo genere di servizio, che entro l’anno dovrebbe essere disponibile al pubblico su scala internazionale, con “una rapida distribuzione della tecnologia anche agli altri operatori del Gruppo 3”, spiega l’azienda. “Rispetto ai servizi basati su App, il servizio di ad-blocking integrato nelle reti mobili rappresenta una soluzione più efficiente per i clienti – spiega 3 Italia – poiché riesce a intervenire su un numero maggiore di banner pubblicitari senza alterare l’esperienza e la velocità di navigazione”.
“Un numero eccessivo di ads mobili irrilevanti può creare fastidio nei clienti e deteriorare la loro complessiva network experience – dice al Financial Times Tom Malleschitz, chief marketing officer di Three Uk – Noi non crediamo che debbano essere i clienti a pagare per l’uso dei dati causato dalle ads per il mobile”.
Il servizio messo a punto dalla società, che ha l’obiettivo di offrire un’esperienza di navigazione mobile migliore, più personalizzata e trasparente, sarà offerto ai consumatori in modalità Opt-in, dando cioè loro l’opportunità di avvalersene o meno in tempo reale, tramite un pulsante “on-off”, a seconda dei siti che si visitano o delle App che si utilizzano. Questo anche per non infrangere le regole europee sulla net neutrality, che impediscono di discriminare il traffico sul web. Il servizio sarà utile anche per limitare l’iscrizione inconsapevole degli utenti ai cosiddetti “servizi premium”.
Alla base della scelta dell’azienda c’è anche il principio che gli utenti non dovrebbero pagare il traffico generato dalle pubblicità che ricevono, e che dovrebbero essere messi nelle condizioni di proteggere la loro privacy dagli annunci che mirano a ottenere i loro dati senza consenso.
Ma nulla toglie che nei suoi sviluppi successivi questo genere di servizi possano arrivare a prevedere che siano gli inserzionisti a pagare l’operatore per poter recapitare i propri annunci agli utenti, purché la pubblicità rispetti una serie di regole a garanzia degli utenti.
“La collaborazione con Shine non ha l’obiettivo di eliminare la pubblicità – concude l’azienda – che è spesso interessante e porta benefici ai clienti, ma di dare agli utilizzatori la possibilità di scegliere se e quando ricevere pubblicità sul proprio dispositivo mobile”.